Da dove è partito per elaborare questa tecnologia?
“Dal concetto che uno standard non esiste. Le scarpe sono molto più complicate dei vestiti e, abitualmente, le loro taglie non sono stabilite in funzione del loro utilizzo. Piuttosto vengono prodotte soddisfacendo le esigenze di produzione: più i tempi sono rapidi, più diventa essenziale garantire la redditività di ogni azienda”.
Invece?
“Sono partito da tutt’altro presupposto, approcciando la questione come ricercatore e innovatore. Ogni piede, inteso proprio come destro e sinistro di una singola persona, ha le proprie necessità. E’ come un’impronta digitale dove ci sono 30 parametri da rispettare per far sì che la calzata sia il più vicina possibile al piede di ogni individuo. Teniamo conto dei parametri, interfacciandoli scientificamente col modello scelto dal cliente, tenendo ben presente che non può esistere un’unica forma per tutte le scarpe e non esiste la ‘calzata perfetta’ perché il piede si modifica durante la giornata”.