Terremoto, Alessio sfollato dopo il sisma. "Qui ho trovato una nuova vita»

Alessio viveva da solo a Visso fino al sisma, poi è stato accolto a Lido di Fermo

Alessio

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Fermo, 10 febbraio 2019 - La notte del grande terremoto, Alessio pensava che la sua casa non avrebbe resistito. Ha sentito un rumore fortissimo e c’era il buio e poi il silenzio. Era la montagna che pareva gridare e la vita com’era prima che non sarebbe più stata la stessa.

Alessio Piselli viveva a Visso quell’agosto del 2016, da solo, la mamma è da tempo in casa di riposo, l’amato padre se n’è andato qualche anno fa e riposa al cimitero del paese. Alessio quella famiglia non l’ha vissuta mai veramente, non andavano d’accordo i suoi genitori e lui è cresciuto in una casa di accoglienza e poi al collegio, con tutto il dolore che c’è nello star soli, da bambini.

Piano piano la sua vita si era aggiustata su un binario di normalità, il Comune gli ha dato una borsa lavoro, una signora per due volte la settimana per le pulizie, poi c’erano i vicini, gli amici di Castelluccio, il suo mondo in montagna. Racconta Alessio: «Quando c’è stato il terremoto è finito tutto, mi hanno portato all’hotel Charlie, ci sono stato tanti mesi».

A Lido di Fermo ha incontrato tante persone, addosso portava sempre una felpa con la scritta «Io amo Visso» perché lui è lassù che vuole stare, lui che le radici le ha ben piantate in montagna: «Al Charlie ho conosciuto gli amici della fattoria sociale di Montepacini, ho lavorato con loro, mi pagavano e si prendevano cura di me».

Marco Marchetti, che con Marco Calcinaro ha praticamente adottato Alessio, racconta che è un gran lavoratore, abbastanza autonomo da potersi gestire da sé: «Quando lo abbiamo conosciuto era timidissimo, un giovane di montagna, dunque chiuso e riservato. Poi si è sciolto, si è aperto, adesso è pieno di amici, uno dei più grandi è don Franco Monterubbianesi. È simpatico e di compagnia, grande sportivo, una della nostre migliori risorse a calcio. Un piede di velluto».

Per un po’ Alessio è stato sistemato a Passo di Treia, poi è arrivata la casetta a Visso, un prefabbricato di 60 metri quadrati, ed è tornato a casa: «Ma non è più la stessa cosa - racconta - in paese non c’è più nessuno, pochissimi sono rimasti a vivere qui. La casetta poi si rompe sempre, è tutto troppo sottile per restare intero in un posto di montagna come il nostro, spesso si rompe la caldaia, le strade sono tutte rotte, a Castelluccio non ci sono andato più, è tutto spento».

Ad aiutarlo c’è la signora Lina, titolare della pasticceria La Vissana, un luogo di straordinaria dolcezza, con la caparbietà della gente di montagna che non rinuncia a vivere in pieno, anche con la neve intorno, anche quando fa freddissimo, semplicemente aiutandosi gli uni con gli altri: «Prima il paese era vivo, adesso non si sentono più le voci come una volta. Io sono tornato in Comune a lavorare, 210 euro al mese, poi vengo a Fermo perché qui ho trovato una seconda famiglia, lo sport, la speranza di non essere più solo».