Manoni rompe il silenzio: "Ci manca la città"

Samb, l’allenatore dopo la sconfitta con il Fano. La posizione in classifica dei rossoblù non è cambiata

Manoni rompe il silenzio: "Ci manca la città"

Manoni rompe il silenzio: "Ci manca la città"

La sconfitta con il Fano non ha fatto male alla classifica della Samb. I rossoblù restano a più quattro dalla zona play out perché il cammino del Roma City, ultima squadra nel novero di chi si giocherà lo spareggio, sta ricalcando fedelmente il percorso dei rossoblù. La squadra laziale, nelle ultime tre gare, ha prima vinto con il Montegiorgio per due a zero, poi ha pareggiato con il Cynhtialbalonga (zero a zero) e giovedì, nell’ultimo turno prima della sosta pasquale, ha perso a Chieti per uno a zero. Lo stesso ha fatto la Samb, prima battendo la Vastese, poi pareggiando per zero a zero col Termoli, quindi perdendo con il Fano per due a uno.

La situazione salvezza, dunque, resta invariata, ed è alla salvezza che punta Manolo Manoni, il quale è tornato a parlare, un po’ a sorpresa, dopo la gara con i granata dell’ex Mosconi. Manoni è tornato, inevitabilmente, su quanto è avvenuto nell’ultimo mese e mezzo, ribadendo di soffrire lo scollamento tra la squadra e la città, che ha abbandonato i rossoblù di Roberto Renzi. Sono pochi i tifosi che seguono ancora le gesta del club rivierasco, e il motivo principale è l’assoluta incapacità di dare alla Samb una dignità all’interno del panorama calcistico, persino in quello di Serie D. Due volte partita per vincere i dilettanti, dopo che Renzi aveva fallito l’iscrizione alla Serie C, la Samb nelle ultime due stagione ha solo pensato a salvarsi, tranne nella parentesi di Alfonsi e Visi un anno fa, quando i due riuscirono a portare la squadra a un inutile vittoria dei play off. Arrivati a marzo, senza stipendi e senza un futuro roseo, almeno per quanto riguarda la classifica, la gente ha chiesto alla squadra di non giocare. I giocatori hanno minacciato lo sciopero (mal consigliati secondo Manoni) e solo in due sono rimasti coerenti: Lulli e Torromino. Due tra i più esperti; due di quelli che hanno aiutato gli altri, i più giovani, a far fronte alle evidenti difficoltà economiche che cinque mesi di mancanza di rimborsi hanno causato. Di loro, Manolo Manoni non ha detto nulla, e si è limitato a sottolineare che tutti sanno il motivo per il quale non si allenano coi compagni.

Di Renzi, Manoni neppure ha detto granché: non lo sente da dopo il Roma City. Ma con Renzi, in effetti, è tutto possibile, anche che non chiami il suo allenatore (il quale, come gli altri, attende i suoi rimborsi) e non parli con la squadra pur presenziando alle partite, come è avvenuto con il Fano. Renzi non paga i rimborsi, non parla con la squadra ma segue il suo club, forte di un regolamento che in Serie D permette di regolarizzare i pagamenti ai calciatori entro la fine di giugno. Che poi Renzi non riesca a farlo neppure per quella data è un altro paio di maniche: è inibito proprio per aver ritardato il pagamento all’ex Mauro Antonioli e ai suoi collaboratori.

Pierluigi Capriotti