{{IMG_SX}}Ferrara, 26 febbraio 2008 - IL NUOVO allenatore della Spal, il terzo di stagione, è Angelo Alessio. Dopo ventitrè giornate di Buglio e due di Labardi, le ultime nove e i probabili playoff saranno gestiti dall’allenatore campano (è nato a Capaccio Scalo di Salerno nel 1965). L’incontro risolutivo con Mangoni si è svolto ieri a mezzogiorno a Viareggio (Alessio abita a Massa): l’accordo vale solo sino giugno, più premio, e probabile conferma, in caso di promozione.

 

Alessio ha già lavorato con diversi spallini di oggi. «Nel Napoli, dove ho iniziato da vice prima di Colomba e poi di Agostinelli, c’era Sesa — ricorda Alessio —. A Massa ho avuto Chadi, anche se per sette sole partite. Gli altri li conosco più o meno tutti da avversari, a cominciare da Franchini e Ghetti che erano a Castel San Pietro. La mia storia è semplice: dopo Napoli, una salvezza senza playout in C2 a Imola con Giovanni Botteghi ds, una rocambolesca retrocessione ai playout in C1 a Massa, e dopo il ripescaggio, la salvezza della Massese ancora in C1 e senza playout. In Toscana subentrai a D’Arrigo e rimasi un anno e mezzo, e mi ci sono poi stabilito. Chadi però lo ebbi per cinque gare sole, veniva da un infortunio: poi a fine anno lo prese la Spal».

 

Alessio è stato frenato da due colpi di sfortuna. A Imola dopo la salvezza fallì e scomparse la società. A Massa, la gara di playout a Pisa subì tre interruzioni per lancio di oggetti e fumogeni e durò più di 100 minuti con la sua squadra in nove, finchè Edy Baggio segnò il gol-salvezza al 101’. Un indimenticabile scippo su commissione.
E ora il presente. Alessio ha visto la Spal due volte: «Ero a Prato all’andata e a Poggibonsi domenica scorsa. Il potenziale giocatori è senz’altro buono, ma vincere i campionati è sempre difficile. Ci proveremo».

 

Alessio è un campano taciturno, viene descritto come un tipo tranquillo, lontano da eccessi. Che Spal ha visto domenica? «Ha giocato in dieci per gran parte della gara e preso gol ala fine, ma prima ha avuto anche un paio di occasioni In dieci era difficile, obiettivamente. Nel ritorno tutto è più difficile, tutti vogliono fare punti e ci sono ottime squadre. Le cinque davanti sono le migliori, questo non si discute».

 

Come gioca Alessio? «Ho alternato diversi moduli a seconda delle squadre che ho guidato, non sono un integralista. Ho fatto il 4-4-2 e il 4-3-3, ma anche il 3-4-3, sempre adattandomi a quel che trovavo perchè non ho mai avuto la possibilità di farmi costruire una squadra su misura». Per la Spal a cosa pensa? «Lì a Ferrara ci sono tanti trequartisti, da Sesa a Furlanetto e allo stesso La Grotteria che in passato lo è stato. Bisognerà cercare la soluzione per farli rendere e coesistere meglio che si può nell’interesse della squadra: è sempre un problema di equilibri. Per gli schemi però è presto, prima debbo conoscere almeno un poco i giocatori».

 

Alessio da calciatore fu tornante e trequartista: saprà capire i suoi «eredi» di ruolo? «Spero, ma bisogna che giochino per la squadra, come tutti. A occhio e croce, con le caratteristiche degli uomini in organico, forse il 4-4-2 non è una strada su cui insisterò. Penso più a un lavoro per vie interne, anche perchè non vedo terzini portati a partire e cercare il fondo. Una sola cosa posso dire: le mie squadre hanno sempre fatto gol e una buona fase offensiva. Bisognerà trovare la quadratura del cerchio anche in copertura, l’equilibrio migliore».