{{IMG_SX}}Ferrara, 13 maggio 2008 - «GIANON» CORELLI, come non ricordarlo con grande affetto e simpatia? Col suo faccione pacioso da ferrarese di una volta, amante della quiete dei borghi di San Giorgio e di San Luca, appassionato del gioco delle bocce e della buona tavola. Corelli fu uno dei primi e non molti ferraresi purosangue ad affermarsi nel grande calcio e a diventare protagonista in serie A. Scovato giovanissimo da Paolo Mazza in uno degli allora rigogliosi vivai dilettantistici cittadini, a 22 anni (era nato il 21 dicembre del 1937) ebbe la ventura di far parte della Spal più forte di sempre, quella che nel 1959-60 si classificò quinta in serie A dietro le grandi, a braccetto con Bologna e Padova. Nobili, Picchi, Bozzao, Balleri, Ganzer, Micheli, e poi l'attacco delle meraviglie con Novelli, Massei, il Guerrino Rossi bomber di una sola stagione, lui, il Gianon, e Morbello. Corelli aveva una legnata micidiale: era una mezz'ala completa, dal fisico possente e di grande potenza fisica. Le sue cannonate divennero proverbiali, aveva il tiro secco, la stoccata.a
 

 

Le imprese ferraresi gli valsero un'altra maglia biancazzurra, quella del Napoli di Achille Lauro, contro il quale aveva debuttato in serie A il 20 settembre 1959 vincendo per 3-0 a Fuorigrotta. E proprio sul golfo accadde ciò che ancora oggi ha reso immortale Gianni Corelli a Ferrara. Con il Napoli in serie B e la Spal in serie A, nel 1962 la squadra di Paolo Mazza giunse per la prima e ultima volta alla finalissima di Coppa Italia. Favorita doveva essere la Spal che militava in categoria superiore. Invece vinse il Napoli per 2-1 e a decidere, beffardo, fu proprio un gol dell'unico calciatore napoletano che si poteva dispiacere di fare un danno alla Spal. Il gol di Corelli. E' celebre e ricordato da più di quarant'anni, ormai.
 

 

Corelli giocò ancora a lungo, anche nel Mantova di Mondino Fabbri poi ct della nazionale nell'anno della Corea, e con Ternana, Foligno e Spezia. Quindi intraprese una carriera di allenatore che non gli riservò le stesse soddisfazioni, pur rimanendo assolutamente onorevole. In quegli anni era diventata famosissima sua zia, una simpatica signora che non si perdeva una partita della Spal neanche a morire. La signora Corelli fu un mito non meno del gol che decise la Coppa Italia, almeno finchè rimase in vita. Corelli allenò tra le molte il Crotone dove ebbe come giocatore Roberto Ranzani, e poi il Parma, il Savoia, il Barletta, il Mantova, lo Spezia, il Suzzara, per citare una delle sue ultime panchine. Fu nell'anno in cui il suo amicone Gibì Fabbri colse lo spareggio di Verona nel rush finale vincendo proprio nella campagna mantovana. In qualche modo, dopo trent'anni Corelli suo malgrado restituì alla Spal di Donigaglia parte di quel che le aveva tolto nel 1962. E poco dopo la «riparazione» Gianon si pensionò. Della Spal rimase sempre affezionato tifoso. Voce critica, anche di recente in uno show televisivo, Corelli aveva vissuto la serie A e non poteva attaccare il suo cavallo alla greppia delle categorie minori. E' un altro pezzo di grande Spal che se ne va. Portandosi via per sempre quella benedetta Coppa Italia.