{{IMG_SX}}Ferrara, 25 novembre 2008 - Nella fotografia c’è una freccia che indica una macchia scura, ben visibile ad occhio nudo, al centro del cuore. Quello di Federico Aldrovandi, 18 anni. Una macchia, mai "valorizzata dalle perizie" dei consulenti; "un cospicuo ematoma" che con "probabilità molto elevata" sarebbe "la causa di morte" del giovane. Ad affermarlo è Gaetano Thiene, direttore del dipartimento di Scienze medico-diagnostiche e terapie speciali dell’Università di Padova. E il suo "parere medico-scientifico" sulle cause del decesso del diciottenne all’alba del 25 settembre 2005, per cui oggi sono imputati quattro poliziotti, ha infiammato la ventiduesima udienza di ieri, scatenando fiumi di polemiche e rischiando di creare uno sconquasso nell’intero procedimento.

 

UDIENZA 22 E’ il giorno degli ultimi consulenti della difesa, Claudio Rapezzi (cardiologo) e Annunziata Lopez (tossicologa). Rapezzi, il primo ad essere sentito, parla della presenza nel cuore di Federico di "bande di contrazione", di "stimolazione da eccesso e aritmie", di danno generato dalla chetamina "sull’impianto cardiovascolare". L’uso del defibrillatore, chiede l’avvocato Giovanni Trombini (difesa), poteva portare un ausilio al suo cuore? Risposta: "In un caso come quello di Federico anche un defibrillatore, in ambiente ospedaliero, ha poca riuscita". Esaminando i referti dell’autopsia, spiega il cardiologo, "non ci sono elementi che portino a parlare di uno schiacciamento del cuore". Da qui in poi il putiferio. Motivo? A deposizione conclusa del cardiologo, l’avvocato Fabio Anselmo (parte civile) chiede a sorpresa al giudice l’ammissione di un documento redatto dal professor Gaetano Thiene che, va detto, non fa parte del processo (almeno fino a ieri!). Tre pagine, con allegata una foto del cuore di Federico, di risposta al quesito che lo stesso legale gli aveva sottoposto: quali le cause di morte di ‘Aldro’?

 

IL DOCUMENTO Thiene sottolinea "un dato molto evidente" che risulta dalla "descrizione autoptica del cuore e dalla documentazione iconografica", cosa che "non è stata valorizzata dalle varie perizie" di tutti i consulenti del procedimento. Alla base del muscolo "si osserva un cospicuo ematoma" proprio sulla "sede del fascio di His", la valvola che conduce lo stimolo elettrico richiamando il sangue. E "il coinvolgimento del fascio di His", sostiene ancora Thiene — tirato in ballo durante la deposizione del consulente Rago (difesa) due udienze fa il quale lo citò come uno dei massimi esperti di morti improvvise —, "da parte dell’ematoma è vistoso e con grande verosomiglianza è di origine traumatica, da blunt trauma (contusione cardiaca da trauma a torace chiuso), o ipossico da insufficienza respiratoria prolungata". Con "probabilità molto elevata" questa complicanza "è stata la causa del decesso". Per Thiene, insomma, il giovane avrebbe "subito uno schiacciamento del torace", cosa che ne ha "impedito la respirazione", il suo ritmo cardiaco è passato da "80-100 a 10-20", poi la perdita di coscienza e la morte.

 

LA FOTOGRAFIA Ma non è stato il solo documento a far letteralmente infuriare il pool difensivo che ha gridato allo scandalo parlando di "gravi omissioni di questi atti nel fascicolo delle indagini preliminari", sostenendo poi che "il professor Thiene non fa nemmeno parte del processo". Contestatissima è stata la foto del cuore, scattata dai consulenti della Procura Lumare e Malaguti durante l’autopsia, ma mai depositata dagli stessi nel fascicolo del pm prima d’ora. Alla fine, nonostante le ferme opposizioni di tutti gli avvocati difensori, il giudice Francesco Caruso, dopo 40’ di camera di consiglio, ha optato per l’ammissibilità del parere di Thiene e della stessa immagine. "Il documento va valutato tecnicamente come richiesta di nuova prova", è stata la decisione del tribunale che ha dato diritto alla difesa a tutte le controprove.