Ferrara, 19 marzo 2011 - Strane le coincidenze! Oggi è il 19 marzo, data importante per noi Argentani perché ricorre l’anniversario del terremoto successo nel 1624 e in questi giorni tutti i mass media non fanno altro che parlare del terremoto-tsunami che ha investito il Giappone.

Vedendo scene di distruzione e completa devastazione possiamo immaginare lo spavento, il terrore e la disperazione dei nostri antenati. Era il 19 marzo 1624 quando, a partire dalle 2 del mattino, forti scosse di terremoto interruppero drasticamente il sonno degli Argentani.

Volendo immaginare l’Argenta di allora dobbiamo pensarla come una città medioevale di circa 3000 abitanti, circondata da alte mura da cui si innalzavano ben 24 torri! Ora di tutto ciò non rimane più nulla perché, alla gravità del sisma si aggiunse la violenta forza devastatrice delle acque del Po di Primaro che ruppero gli argini. In mezzo a tanta devastazione accadde qualcosa di inverosimile.

Infatti una così grande violenza sembrò fermarsi davanti al santuario della Beata Vergine della Celletta che rimase illeso e a questo si aggiunga che si contarono solo 25 vittime! Per questo gli abitanti con le pubbliche autorità civili e religiose si recarono in processione alla Celletta ringraziando la Vergine Maria di averli salvati e fecero voto di andarvi ogni anno nel medesimo giorno. È per questo che ogni anno, il 19 marzo si rinnova il rituale del pellegrinaggio al santuario che, con la sua forma ellittica è uno dei monumenti più rappresentativi della città di Argenta. Chi volesse visitare la Celletta la trova appena fuori città, sulla Statale 16, in mezzo al verde delle campagne.

Sorta come piccola cella rinascimentale, è stata ampliata nel 1600 su progettazione prima di Marco Nicolò Balestri e completata successivamente dall’architetto Giovan Battista Aleotti. La Celletta, insieme alla Pieve e ad altri monumenti, testimonia il passato storico del nostro territorio. Per noi Argenta è una bella cittadina da visitare e della stessa nostra opinione lo era Ludovico Ariosto che, nel suo “Orlando Furioso”, così citava: “Fugge a sinistra intanto il bel paese, et a man destra la palude immensa: viene e fuggesi Argenta…”.