Tutti i segni del cambiamento

Ferrara, 4 giugno 2017 - Le parole chiave: solidarietà, accoglienza, amore, carità, speranza. I riferimenti spirituali: Giovanni XXIII (cui ha affidato l’inizio del proprio ministero episcopale), Giovanni Paolo II, ma soprattutto papa Francesco, ispiratore e ‘padre’. I rimandi storici: Giorgio La Pira, il beato Giovanni Tavelli da Tossignano e perfino Girolamo Savonarola. L’orizzonte ecclesiale: il Concilio Vaticano II. L’umanità cui si riferisce con le parole più accorate e che lo circonda con affetto prima, durante e dopo la messa: giovani, anziani,famiglie, migranti, la stupenda e colorita comunità nigeriana di San Francesco, gli scout, l’Azione cattolica.

La svolta nella diocesi di Ferrara-Comacchio - segnata ieri con il passaggio delle consegne tra l’ormai arcivescovo emerito Luigi Negri e la nuova guida Gian Carlo Perego - si muove dentro questi paradigmi, è cristallizzata nelle istantanee ricche di colori, canzoni, calore umano, passioni e abbracci che hanno caratterizzato la giornata di ieri ed è consacrata dal sorriso pieno e affettuoso di questo prete che non è venuto «dall’altra parte del mondo» ma poco ci manca. Al termine di una bella e calda giornata di sole, l’impressione vivida è quella di una svolta epocale dopo gli anni «bellissimi e terribili» di monsignor Negri (verso il quale tutti hanno avuto parole di grande riconoscenza). Lascia l’incarico l’ultimo apologeta appassionato di un cattolicesimo che, forse, non c’è più e, nel volto sorridente di Perego, arriva forte e potente il messaggio della Chiesa di papa Francesco.

Un dettaglio, fra i tantissimi, rivela la portata di questa svolta che ho definito epocale: se all’insediamento di Negri, in un marzo 2013 che sembra già lontano anni luce, intervennero, fra i tanti amici, il filosofo ed ex presidente del Senato Marcello Pera e l’economista cattolico Stefano Zamagni, alla cerimonia di ieri, fra i tanti sacerdoti, ha fatto capolino, umile e carismatico, don Luigi Ciotti, anima del Gruppo Abele, fondatore di Libera, ma soprattutto simbolo di quei preti di strada, vicini agli ultimi, cui senza dubbio monsignor Perego si è ispirato e si ispirerà nel suo ministero.

Andando oltre i dettagli, colpiscono le coincidenze. Due, fra le tante: 1) l’insediamento del nuovo arcivescovo è avvenuto nel giorno del 54° anniversario della morte di papa Giovanni XXIII (con il quale torna, ancora una volta, il Vaticano II, del quale è componente essenziale la costituzione apostolica Gaudium et spes, motto di Perego); 2) la cerimonia è avvenuta nel pieno della festa di Pentecoste, alla quale la nuova guida dell’arcidiocesi si è riferito più volte nel corso dell’omelia. Un’omelia densa di riferimenti storico-culturali e costruita seguendo le architetture della facciata della cattadrale ferita dal sisma.

Potente e denso di significati il riferimento all’Oriente: un riferimento storico-culturale, che ha richiamato San Maurelio e San Giorgio ma anche la seduta conciliare di Ferrara del V secolo, vista come segno della necessità di cambiare e riformare la Chiesa, «purificata e liberata da chiusure e resistenze». Come sarà l’episcopato di Perego? E’ presto per dirlo: le sfide sono numerose e il lavoro da portare avanti, partendo anche dalle cose buone fatte da Negri in questi anni, è tanto. Ma il perimetro e l’ispirazione della sua azione sono segnati direttamente dal Santo Padre: «Mossi da sollecitudine – si legge nella bolla papale di nomina – il nostro pensiero è corso a te, diletto figlio, che, ottimo conoscitore delle problematiche dei migranti, ci appari ornato delle qualità umani e sacerdotali che ti rendono idoneo ad assumere le responsabilità episcopali». Benvenuto vescovo Gian Carlo!