Paradosso sicurezza

Ferrara, 25 giugno 2017 - Che Paese strano l’Italia. Pretendiamo più sicurezza e non abbiamo le armi e le persone per garantirla. Possibile? Purtroppo è la cruda verità. Il grido d’allarme lanciato dai sindacati di polizia in settimana ha del clamoroso: non ci sono più uomini e i (pochi) restanti sono vecchi. Lo Stato, in un Paese serio e normale, ovvierebbe al tutto con un continuo ricambio. Qui da noi, invece, no. Tace, tergiversa e, se andrà bene, invierà a palazzo Camerini, sede della questura, un contentino.

Ma intanto dal ministero è arrivato il ‘no’ ai rinforzi estivi. Siamo passati da 255 a 213 agenti negli ultimi 9 anni, peccato che nello stesso periodo l’orda criminale sia raddoppiata, se non triplicata. Settori della questura dimezzati, azzerati: Mobile ridotta ad una ventina di uomini, Digos a 12, ufficio Minori a 2. Soppresso il poliziotto di quartiere, sbandierato ai quattro venti nel 2005, sparita dalla scena da tempo la sezione Gamma. A Ferrara all’appello mancherebbero 62 unità (sessantadue!). Poi ci si lamenta perché il Gad è terra di nessuno, lo spaccio nel sottomura incontrollabile e ogni notte i ladri entrano nelle nostre case.

Ops, dimenticavo: le strumentazioni in mano alle nostre forze dell’ordine? Macchine scassate con 200mila chilometri all’attivo chiamate a competere con fiammanti Bmw dei banditi, aggiornamenti datati 1990, divise rotte, scarponi finiti, così pure i cappelli (elemento vitale per qualche ufficiale, senza il quale casca il mondo e partono sanzioni). Caro Governo, amici politici ferraresi con scranno a Roma, dove possiamo andare con questa fantozziana situazione? Peccato ormai non valga nemmeno più la triste formula: «prima di intervenire si aspetta il morto». Di morti, in situazioni assurde ed evitabilissime, ne abbiamo già seppelliti pure troppi.