Courbet a Ferrara, le 5 opere da non perdere / FOTO

E' aperta al pubblico dal 22 settembre la mostra a Palazzo dei Diamanti

Gustave Courbet: Volpe nella neve, 1860 Olio su tela, cm 85,7 x 128 Dallas Museum of Art

Gustave Courbet: Volpe nella neve, 1860 Olio su tela, cm 85,7 x 128 Dallas Museum of Art

Ferrara, 21 settembre 2018 - Appena una cinquantina di tele, un percorso attraverso i luoghi e i temi del suo mondo pittorico, quello della mostra ‘Courbet e la natura’, che inaugura oggi al palazzo dei Diamanti di Ferrara e che da domani 22 settembre al 6 gennaio sarà visitabile al pubblico.

Centrale, come evoca il titolo scelto per la mostra, è il rapporto tra il pittore francese e il regno naturale che lo circonda. Panorami, paesaggi, mari in tempesta, grotte oscure e misteriose. Torrenti che sbucano da un verde sottobosco e cieli immensi in cui perdersi. Grande assente è l’opera più nota di Courbet, L’origine del mondo, ma non mancano altrettanti grandi capolavori di uno dei più grandi pittori dell’Ottocento, provenienti dai musei più prestigiosi: da Buongiorno signor Courbet all’autoritratto L’uomo ferito, alle celebri Fanciulle sulle rive della Senna, il ‘Carlino’ ha scelto per voi le cinque opere da non perdere. L’uomo ferito, 1844-54, Parigi, Musée d’Orsay. «All’inizio della carriera Gustave Courbet dipinge una serie di autoritratti (come Autoritratto con cane nero, 1842, in mostra) – spiega la direttrice di Palazzo dei Diamanti, Maria Luisa Pacelli – dando fin da subito un’immagine di sé che si contrappone alla raffinatezza in stile parigino». Courbet è «una sorta di campagnolo coraggioso, fortemente legato alla sua terra e alla natura, che lascia la Franca Contea alla volta di Parigi, promuovendo la sua persona e facendo così conoscere la sua arte». Ne L’uomo ferito, toglie la propria amante, una volta interrotta la loro relazione. Rimane solo, con un cuore spezzato.  

Fanciulle sulle rive della Senna (estate), 1857, Parigi, Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris. Due giovani donne cercano di riposare nonostante la calura estiva sotto un albero. In Courbet le assenze sono importanti tanto quanto le presenze. Su una barca c’è infatti un cappello di un uomo, ma dove sia l’uomo non si sa. Forse sta osservando con noi le due fanciulle dalla forte sensualità.  

L’onda, c. 1869, Edimburgo, National Galleries of Scotland. Dono di Sir Alexander Maitland in memoria della moglie Rosalind, 1960. Courbet, durante la sua permanenza in Normandia, dipinge spesso i mari agitati e scuri. “Il cielo - spiega Pacelli - ha la stessa importanza: si appassiona a questi mari tempestosi, con queste onde molto materiche e strutturate”.  

I levrieri del conte di Choiseul, 1866, Olio su tela, Saint Louis Art Museum. Acquistato grazie alla signora Mark C. Steinberg. Curioso anche l’approccio di Courbet alla borghesia al mare. “Courbet trova alcuni committenti e dipinge opere per loro su sfondi marini. Esemplari sono i due levrieri: si rifà alla tradizione inglese di dipingere gli animali di famiglia, pratica assai diffusa tra gli aristocratici.Il punto di vista scelto è però molto ravvicinato, i cani sono posti in relazione tra terra e mare. Anche qui forte è l’assenza del padrone”.  

Volpe nella neve, 1860, Dallas Museum of Art, Foundation for the Arts Collection, Mrs. John B. O’Hara Fund. Courbet era anche un tenace cacciatore, passione che restituisce anche in pittura. Spettacolare la pelliccia dell’animale rappresentato nel quadro, così come la neve, che in alcuni punti sembra trasformarsi anticipare la pittura astratta.