Ferrara, 11 dicembre 2009 - Il terremoto Ru 486 a Ferrara ha più l’effetto di una scossa di assestamento che non quello di una deflagrazione post-atomica. Motivo: il bollente fronte della pillola abortiva, per cui da ieri è possibile la disponibilità da parte dell’azienda produttrice, la Exelgyn, in città è aperto dal 2006. Anno in cui l’arcispedale Sant’Anna ha avviato un delicato percorso di introduzione dell’interruzione volontaria di gravidanza per via farmacologica.
 

Subito il conto della serva, utile per capire la dimensione del fenomeno: almeno 450 casi dal 2006, solo in due episodi è stata registrata una perdita emorragica. Nel 7% è stato deciso, in serenità insieme alla paziente, di procedere al raschiamento. E se si considera che con l’interruzione volontaria di gravidanza per via chirurgica la percentuale è del 2%, allora si può dire di non essere davanti a uno stillicidio di controindicazioni. Ma l’aborto definito 'fatto in casa', causa anche — emerge dai registri dei medici coinvolti — problemi di dolore nel 24% dei casi, 33 nel 2008. E tutto questo fa di Ferrara la città-faro sul fronte dell’igv farmacologica: record di casi in regione, ma è chiaro che su questa statistica influisce il fatto che il centro estense e in particolare il Sant’Anna siano stati i primi a introdurre la sperimentazionedell’Ru 486.


"Chiariamo subito una cosa — afferma Danila Morano, medico non obiettore che lavora in corso Giovecca a Ostetricia-Ginecologia —: la nostra non è una sperimentazione. Questo protocollo è stato implementato da anni, negli Stati Uniti è in uso dal 2000, in altri Paesi anche da 20 anni". E proprio sul fronte protocollo, il dottor Andrea Franchella, direttore di chirurgia pediatrica, spiega che "al Sant’Anna abbiamo sì introdotto la pillola abortiva presto ma seguiamo quanto stabilito dalla Regione e non mi risultano problemi particolari".


Morano in sostanza segue da agosto da sola il delicato lavoro legato all’ivg: al Sant’Anna tutti gli altri medici di ostetricia esclusa una collega libero-professionista sono obiettori di coscienza: "Io do la mia disponibilità 24 ore su 24 per le pazienti che seguo e che decidono di effettuare un’ivg per via farmacologica — spiega Morano —. Con il passaggio dell’altro giorno, il farmaco sarà commercializzato e così potremo risparmiare tempo: ora serve una settimana per avere il farmaco dalla Francia e, se consideriamo che con questo metodo bisogna essere entro la settima settimana, c’erano alcune pazienti che non dovevano scegliere il metodo chirurgico".
Morano spiega che "il metodo è sicuro e sono prestate tutte le garanzie possibile, le donne non vengono assolutamente lasciate sole" e sulla questione del dolore, è precisa: "Si tratta di crampi, determinati dalla componente del prostaglandine che fa contrarre l’utero. La dolenzia è di intensità variabile a seconda della risposta della paziente: noi registriamo tutto, anche ogni minimo sintomo. Ecco da dove emerge questo 24%".