Ferrara, 5 gennaio 2010 - "La mia non è una chiusura, è una resa...". Milvia Nannini fatica a trattenere la commozione: "Un cliente, ieri, mi ha scongiurato di non mollare. Troppo tardi, troppo tardi", dice guardando sconsolato il negozio ormai vuoto. Sugli scaffali, più nessuna traccia di cd o dvd; staccati anche i poster, sulla parete dietro la cassa ci sono le foto con le dediche di alcuni grandi della musica classica. "Con Claudio Abbado e la figlia Alessandra ho sempre avuto un bellissimo rapporto — racconta la commerciante —, del resto questo mio lavoro è stato soprattutto una grande passione. Ma adesso...".


Adesso le saracinesche su piazza Trento e Trieste si abbassano, per sempre: "Ho iniziato a lavorare nel 1960 — racconta Milvia —, il negozio era di foto e ottica, mi ero specializzata ma poi, trentacinque anni fa, mi sono buttata nella musica». Il primo negozio (l’insegna all’epoca era ‘Biancolli’) si trovava a poca distanza, sotto i portici del Duomo. Gli affari andavano bene, la dinamica commerciante fu la prima, nel settore, a compiere il grande salto nella grande distribuzione: all’inizio degli anni ’90 ‘Nannini’ era l’insegna leader, non solo a Ferrara. «Ad un certo punto ho pensato che avrei ottenuto un grande successo — sorride la donna, scuotendo la chioma di capelli rossi —; e quando nel ’92 ho deciso di tornare sul Listone, proprio nel cuore della città, mi sono detta: ‘è fatta, sarà un boom’. Ma ho sbagliato la valutazione sulla città...".


In termini di vendite vendite, dopo gli allori degli anni ’70 e ’80 (quando in centro storico c’erano almeno cinque-sei negozi di dischi), i periodi si sono fatti altalenanti, «con sempre più bassi e sempre meno alti — prosegue la Nannini —, sino al 2009 che è stato l’anno dell’autentico precipizio. La musica non si vende più nei negozi, i giovani ormai la scaricano sistematicamente da Internet, la classica che rappresentava un po’ lo zoccolo duro dei miei affari è calata in modo spaventoso. Ho provato a incrementare l’attività di biglietteria per concerti e spettacoli, ma con un margine di 0,37 a biglietto non si mette la pentola sul fuoco".


La disamina è triste: "Spesso ho pensato di trovarmi da sola su una barca, in mezzo a un mare pieno di pescecani — commenta la commerciante —: ma non sto a dire e raccontare tutte le mie amarezze, in fondo sono simili a quelle di tante altre persone. La realtà è che chiudo il negozio che è stata la mia vita, da domani vivrò con una pensione di 470 euro, mio figlio è disoccupato e l’altro porta ancora i postumi di un incidente stradale. Quello che avevo l’ho buttato tutto nel negozio, adesso mi fermo perchè il commercialista, che è un amico, mi dice che è meglio così. Ma così è triste".


Per chi ha vissuto tra le note, in un mondo di sogni, tra le copertine dei dischi di successo, è brutto «abbassare la saracinesca mentre fuori cade la neve, con gli scatoloni accatastati, è il segnale che qualcosa non è andato nella mia attività e che qualcosa non va nella città — prosegue la Nannini, che in passato è stata anche tra i componenti della direzione della Confesercenti —; c’è apatia, poco entusiasmo, la voglia di rischiare non appartiene più ai giovani anche perchè all’orizzonte le prospettive sono difficili. Certo, il mondo è cambiato e bisogna prenderne atto, ma il mio mondo è stato questo, dal 1960 a oggi: e oggi si scioglie come la neve...".


E' un'altra insegna storica che si cancella dalla geografia delle emozioni, oltre che lo specchio di un cambio di abitudini: "La concorrenza si è moltiplicata, è diventata selvaggia. Quando ho visto che cominciavano a calare le vendite dei dischi e dei cd, ho puntato sui film in cassetta e poi sui dvd. Ma adesso si trovano nelle edicole, costano meno e spesso sono in omaggio con i giornali". E l’altra lama della forbice è stata quella dell’affitto, sempre più caro: "Qui in centro non ce la si fa più — conclude la Nannini —, ci sono pochi settori che possono ancora reggere il salasso dei canoni, è una cosa impossibile». Ed allora arrivederci, perchè la parola addio nel mondo della canzone non si può usare: "Io spero che gli altri commercianti ce la facciano — saluta Milvia —, a vendere cd in centro è rimasto solo Sandro (di Pistelli & Bartolucci, ndr), gli auguro tanta fortuna. Perchè ormai qui bisogna resistere".