Ferrara, 17 novembre 2010 -  Un padre ferrarese vuole giustizia per quanto accaduto a sua figlia, vittima di un pedofilo, ma con l'iter giudiziario bloccato la pena rimane ancora inapplicata: da dueanni aspetta che il tribunale di Bologna depositi la motivazione della condanna di sei anni e otto mesi inflitta al convivente della sua ex moglie, che abuso’ di sua figlia di soli dodici anni.

Le violenze risalgono al 2004: l’uomo, un sottufficiale dell’areonautica, di 40 anni, e’ il patrigno della ragazzina, che allora viveva nel Bolognese assieme all’ex moglie del padre della adolescente, che oggi denuncia tutto. Nel 2006 le prime denunce di violenza sessuale: la dodicenne subì una sorta di iniziazione al sesso con atti espliciti, mai completi, con l’aggravante del possesso di materiale pedopornografico, sequestrato nella casa dove avvennero le violenze. Dopo le denunce, il processo e la condanna.

"Se la giustizia e’ lenta, questa protegge anche un pedofilo": questa la denuncia lanciata dal papà che ora vive con la ragazza, oggi diciottenne. 

‘’Non avrei mai immaginato - continua l'uomo - di provare sulla mia pelle il significato della giustizia lenta: trovo assurdo che i giudici non abbiano ancora redatto la motivazione di questa condanna, assurdo che nessuno risponda a me e ai miei legali. Io mi sento impotente, e’ questo che amareggia di piu’’’. Perche’, di fatto, la pena inflitta e’ inapplicata, e il normale iter e’ bloccato: per arrivare al giudizio di secondo grado (e ai gradi successivi, per il definitivo), al processo d’appello, occorre che i giudici depositino quella motivazione che manca da quasi due anni.

I giudici avevano fissato in 90 giorni il deposito dei motivi, che ancora mancano, perche’ il giudice relatore fu trasferito ad altra sede dicono da circa due anni gli avvocati Riccardo Ziosi e Paolo Gardini, che hanno sollecitato piu’ volte il tribunale del capoluogo emiliano, fino alle scorse settimane, verbalmente e con esposti scritti che non hanno ancora avuto riscontro. Ora c’e’ anche il rischio di prescrizione e l’impossibilita’ di attivare i riti civilistici.