Ferrara, 29 aprile 2011 - «Questa è una tempesta in un bicchier d’acqua. Ci prendono per carbonari quando tutto ciò che facciamo è pubblico e abbondantemente normato. Non si muove una foglia senza tutte le autorizzazioni». La definisce una «follia», una «caccia alle streghe» basata su pochi fondamenti, Pietro Marsili, geologo e responsabile delle operazioni di Aleanna Resources. «La mobilitazione dei cittadini ferraresi contro le trivellazioni è frutto di tanta disinformazione, nulla di più».

A Masi Torello è nato un comitato che si chiama ‘Trivelle? No, grazie – Comitato per uno sviluppo sostenibile del territorio’.
«Ecco, appunto. Questi signori dovrebbero spiegarmi perché si oppongono. Nel corso della storia, nel ferrarese, sono stati perforati 236 pozzi. Dov’erano allora? Il problema è che vengono dette cose errate. Non c’è nessuna traccia di esplosivo. E nessuna perforazione è ancora stata fatta».

Marsili, i ferraresi sono molto preoccupati che le ricerche del metano sul territorio possano accelerare i problemi di subsidenza. Che cosa risponde?
«Noi stiamo effettuando rilievi sismici. Questi non hanno mai creato problemi di subsidenza (il movimento di abbassamento verticale della superficie terrestre, ndr), nemmeno con le vecchie tecnologie. Non è facile spiegarlo alle persone, ma su un territorio così vasto le analisi potrebbero risultare tutte negative. E non è detto, quindi, che si arrivi a fare per forza un pozzo».

Ma scavare buchi e aspirare metano potrebbe far abbassare il terreno?
«La gente ha la sensazione che l’unica causa della subsidenza sia l’estrazione di idrocarburi, ma non è così. La cause sono svariate e principalmente riguardano il prelievo di acqua, le bonifiche. Il pozzo poi verrebbe costantemente monitorato. I rischi, mi creda, sono davvero risibili».

Come vi state muovendo nella provincia ferrarese?
«I fronti sono due e corrispondono ad altrettanti permessi di ricerca: Corte dei signori, che ha interessato la zona del Basso ferrararese, dove le analisi sismiche e la valutazione di impatto ambientale sono già state effettuate. Lì, verso ottobre, si dovrebbe procedere con una perforazione, nella zona di Ostellato. Ma i residenti non hanno mai protestato, nemmeno il sindaco. Anzi erano contenti dell’indotto che abbiamo portato e che porteremo».

Poi c’è il tanto discusso Ponte del diavolo.
«Quello interessa parte dei comuni di Ferrara, Copparo, Formignana, Masi Torello, Voghiera e Ostellato. Per quanto riguarda questo permesso siamo ancora alla fase di analisi sismica, appena cominciata, che verrà effettuata in 3D».

Gli agricoltori sono spaventati anche dagli eventuali danni che il passaggio dei mezzi pesanti potrebbe causare sulle semine e sui raccolti.
«Noi ci vogliamo assumere tutte le nostre responsabilità. Per questo è nostra prassi ripagare i danni che causiamo. Lo facciamo sempre, di standard. Non sfasciamo le cose per poi scappare. Le stime vengono effettuate sulle base di tabelle che abbiamo concordato con le associazioni di categoria».

Il suo intento, dunque, è quello di tranquillizzare i cittadini?
«Vorrei che ci fosse un approccio più equilibrato, nell’interesse di tutti, ma soprattutto dei ferraresi. Non è corretto paventare pericoli di crolli, parlare di esplosioni che creano terremoti, in relazione alle nostre attività. Così si crea solo allarme sociale. Le informazioni che circolano sono approssimative, confuse e, in parte, anche errate».

Che ci guadagnano, però, i ferraresi, dalle vostre perforazioni?
«Stiamo investendo milioni di euro nel monitoraggio del terreno. Dati che verranno resi pubblici e potranno essere utili a tutti, anche al Consorzio di Bonifica, ad esempio. Questo anche nel caso non si arrivi nemmeno all’estrazione. Poi portiamo lavoro, indotto. La Geotec, ad esempio, ha ha firmato 20 contratti interinali con persone del territorio».