Ferrara, 1 MAGGIO 2011 -GOCCIA dopo goccia, versata nelle bottigliette per il marito ricoverato. Un infuso d’oleadro, velenosissimo e mischiato all’acqua, prodotto in casa con un solo scopo: farlo stare male piano piano fino a portarlo alla morte. Proprio come nel film White Oleander, dove la bionda Ingrid (Michelle Pfeiffer) viene condannata a 35 anni di carcere dopo aver avvelenato il proprio amante con un veleno estratto dall’oleandro bianco. Ma quanto successo a Cento non ha nulla dell’invenzione cinematografica, si tratta della realtà e se non fosse stato per l’intuito e la prontezza dei carabinieri forse oggi il finale sarebbe stato lo stesso. Protagonista di questa drammatica, quanto incredibile, vicenda è una cinquantenne di Renazzo accusata di tentato omicidio, al momento indagata a piede libero. Il motivo del mancato fermo? Non c’è il pericolo di fuga, nemmeno il rischio d’inquinamento delle prove. Esisterebbe, sì, il pericolo di reiterazione del reato ma il marito è ancora ricoverato all’ospedale e lei, visti gli ultimi sviluppi, non ha nessuna possibilità di avvicinarlo. Non è escluso che nelle prossime ore lo scenario possa mutare.
 

LADY OLEANDRO. Cinquant’anni, incensurata, un passato molto difficile, stando alle indiscrezioni che emergono (i carabinieri di Cento, contattati ieri in più occasioni, non hanno proferito parola innalzando un muro di silenzio sul caso, ndr) pare tenesse nell’abitazione riviste esoteriche e praticasse riti nei confronti del marito. Ciò, prima di passare all’infuso di oleandro. Lui, una decina di giorni fa, per problemi di salute era stato ricoverato all’ospedale di Cento e ogni giorno riceveva la visita della moglie. Ma le sue condizioni piano piano sono peggiorate, i medici le hanno provate tutte senza però capirne il reale motivo. Sospetti sì, non certezze. Così hanno chiesto aiuto ai carabinieri.
 

BOTTIGLIE SOSPETTE. Il resto è avvenuto tutto l’altra sera. ‘Lady oleandro’ si è presentata attorno alle 19 al Santissima Annunziata nella stanza del marito, qualche anno più vecchio. In mano due bottigliette: «Eccoti l’acqua, bevila tutta quando vuoi». Poi è tornata a casa dove è stata trovata successivamente. Non sapeva però che all’ospedale c’erano pure due pazienti molto ‘speciali’, carabinieri con tanto di vestaglia e zoccoli che da un po’ stavano tenendo d’occhio i suoi movimenti. Le bottigliette sono state immediatamente sequestrate, il risultato delle analisi a dir poco sconvolgente: non solamente acqua, pure una modica quantità del potentissimo veleno prodotto dall’oleandro.
 

SOTTO CHOC. Da quanto appreso, erano diversi giorni che il marito — sempre all’oscuro di tutto — beveva da quelle bottiglie avvelenate che la donna gli lasciava e per questo continuava a stare male. In caserma la cinquantenne è rimasta per l’intera nottata, prima ha cercato di sminuire, poi ha confessato in lacrime. «Ma gli voglio bene — avrebbe detto —, era lui che mi trattava male». Passo passo è stata informata la Procura con il pm di turno che ha coordinato le operazioni. Secondo fonti ben informate, nei giorni scorsi sarebbero stati ascoltati dagli inquirenti diversi sanitari dell’ospedale, quelli che hanno avuto in cura il paziente, ancora ricoverato ma non in pericolo di vita.
 

NO COMMENT. Contattato in tarda serata, l’avvocato Alessandro Falzoni, difensore di fiducia dell’indagata, non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione. La donna, allo stato attuale, non è sottoposta a misure di prevenzione, di fatto risulta indagata a piede libero ma con la pesante accusa di tentato omicidio.