Ferrara, 1 giugno 2011 - "Sicuramente vi e’ stata una forte incidenza nella morte dell’intervento della polizia". Questo uno dei passaggi chiave della requisitoria del pg, Miranda Bambace, durante il processo di appello per la morte di Federico Aldrovandi, avvenuta a Ferrara il 25 settembre 2005, nel corso di un intervento di polizia.

Per la morte di Aldrovandi, sono già stato condannati quattro agenti per eccesso colposo nell’omicidio colposo del giovane. E proprio sull’imputazione si e’ soffermata il pg: "Qui si sfiora la possibilita’ del dolo eventuale".
"Siamo in appello - ha spiegato - e non è stata fatta impugnazione dalla pubblica accusa. Mi attengo all’evidenza. Ma non posso non tenere conto di questa mancanza di ‘saggezza’ di persone adulte. La differenza tra gli adulti e un diciottenne sta nella maturita’, e gli imputati non l’hanno dimostrata".

Per il magistrato, si e’ trattato di "una situazione abnorme: quattro persone che ne affrontano una inerme". Secondo il procuratore, ammesso (ma non concesso) che Federico Aldrovandi non sia stato ucciso dalla compressione esercitata sul cuore durante l’immobilizzazione ma dalla ‘sindrome da delirio eccitato’, chiamata in causa dalla difese, "era questo l’unico modo per ridurlo all’impotenza?".

Secondo il magistrato, invece, sarebbe stato necessario fare intervenire il personale medico che invece "arrivò solo alle 6.15, quando era gia’ a terra immobile". Dunque, "c’e’ comunque responsabilita’ degli imputati: non era quello il modo di affrontarlo". In aula questa mattina, c’erano sia i genitori e il fratello del ragazzo, sia tre degli imputati.

Nella requisitoria il pg ha parlato di una serie di elementi "notevole e imponente" a carico degli imputati, e di "assenza di elementi a discolpa". Tra questi, la mancanza di tracce si sangue a sostegno dei supposti atti di autolesionismo di Federico, il basso tasso alcolico e di sostanze rilevate nel sangue, l’assenza di tracce sul cofano della volante a prova di quel balzo di Aldrovandi.

Ma anche la chiamata al 118, avvenuta in ritardo, col ragazzo esanime ma ancora ammanettato, i manganelli rotti e le ferite compatibili con i manganelli.  Il pg ha anche affrontato il tema delle consulenza mediche dopo che in mattinata c’era stato il confronto tra il professor Thiene, consulente in primo grado per parte civile, e il professor Rapezzi per le difese.

Thiene ha portato la tesi secondo la quale Aldrovandi e’ morto per effetto di una compressione del cuore. Rapezzi la tesi dell’arresto cardiaco per danno da katekolamine. Per Thiene, mancano nelle foto del cuore del ragazzo segni delle ‘’bande da contrazione’’, che proverebbero la excited delirium syndrome.

"Invece nella fotografia - ha ribadito il pg - si evidenzia l’ematoma sul fascio His". La cui interruzione per compressione, è per Thiene, causa della morte. "Dobbiamo constatare che viene fatta una ricostruzione addirittura diversa da quella fatta in primo grado - ha aggiunto l’avvocato Giovanni Trombini, uno dei difensori -totalmente svincolata dagli elementi di prova che infatti non vengono neanche indicati".

L’udienza e’ stata aggiornata a lunedì prossimo, quando ci saranno le richieste del pg e le arringhe della difesa.