Ferrara, 19 maggio 2012 - Sabato c’era spettacolo. Uno sciame di giovani ballerine che si esibivano sul palco, sotto i riflettori, per la gioia di mamma e papà, seduti sulle poltroncine rosse sotto le luci dei grandi lampadari. Oggi l’unica parola possibile è «scempio». Il teatro Nuovo, uno dei templi della cultura cittadina, «è svuotato».

Peggio. «Lo hanno distrutto». Manca tutto: lampadari, balaustre, moquette, sanitari, termosifoni. Persino la tappezzeria. Ci vuole un attimo a massacrare la bellezza. E la pièce che va in scena in queste ore porta il nome del degrado.
«Ci vorranno mesi e centinaia di migliaia di euro per poterlo rimettere a posto. Speriamo di riaprire almeno per ottobre». Franco Pulvirenti è l’amministratore unico del Teatro Nuovo Ferrara srl, la nuova società che lo ha rilevato. Lui e i suoi soci (Giovanni Di Matteo e Lorenzo Bovinelli) sono entrati nella sala giovedì, accompagnati da un ufficiale giudiziario e dall’avvocato Nicola Forti.

Il documento di sfratto, che da mesi attendeva di essere eseguito, portava il nome del vecchio gestore, Giovanni Fava. «Lui era già qui, stava sistemando (per così dire) le ultime cose», raccontano. Ma lo scenario che si è aperto ai loro occhi ha dell’incredibile. L’interno dell’edificio — costruito tra il 1920 e il 1926 e considerato il capolavoro dell’ingegnere e dell’architetto Adamo e Sesto Boari — è devastato. Basta varcare la soglia per accorgersene.


Dove c’era il bar ora c’è una stanza sporca e vuota; i muri rotti, il pavimento sollevato. Dall’altra ciò che resta della toilette, ha le sembianze e l’odore pungente di una latrina. Non ci sono più i sanitari (a parte le turche). Né i termosifoni. Sulla scala che porta agli ordini dei palchi ci sono pezzi di intonaco, immondizia. Cavi dell’elettricità tagliati. Ma è la sala a lasciare di stucco. Vuota. È stata strappato il rivestimento delle pareti. Mancano tutte le apliques, le protezioni dei balconi. «Guardate — indicano i proprietari —, i marmi e gli stucchi sono scheggiati in più punti».


Ora si procederà per vie legali. «La procura dovrebbe aprire un fascicolo per danneggiamento aggravato», chiosa il legale. La conta dei danni («gravissimi») è ancora in corso. L’assessore alla cultura Massimo Maisto fa due passi e si guarda attorno. «Questa è una ferita alla cultura, prima di tutto. All’umanità. E a tutta la città di Ferrara».

Benedetta Salsi