Ferrara, 14 gennaio 2014 - Se 21 grammi si dice che sia il peso dell’anima, 135.000 euro ne è invece sicuramente il costo. Perlomeno negli ospedali della provincia. Anche la cura delle anime d’altra parte si paga. Tra le voci di bilancio degli ospedali, infatti, rientrano a pieno titolo le spese per l’assistenza religiosa. Sulla base di una legge regionale del 1989, in particolare, le aziende sanitarie hanno l’opportunità di concludere delle convenzioni con le diocesi per disciplinare i caratteri di quello che è un vero e proprio servizio a favore dei degenti e dei famigliari che li affiancano. Si spiegano così gli accordi biennali rinnovati lo scorso dicembre tra l’Ausl locale e i vescovi (parliamo al plurale considerando la natura “trinitaria” della provincia, il cui territorio ricade per il centese sotto la diocesi di Bologna, e per l’argentano sotto Ravenna-Cervia).

Se lo stato di salute spirituale dei ferraresi andrà in miglioramento non è dato a nessuno saperlo, per il prossimo biennio l’Ausl locale ha comunque previsto un risparmio superiore a 20.000 euro, effetto a dire il vero della riduzione complessiva dei posti letto. E’ su questo numero, infatti, che la legge calcola il prezzo del servizio di assistenza; al proposito, un posto letto si stima valere 140 euro l’anno. Anche a Cona l’Azienda Ospedaliera ha rinnovato di conseguenza il patto con la Diocesi: «La legge prevederebbe la possibilità di inserire i sacerdoti addirittura in pianta organica, inquadrandoli al settimo livello — spiega il direttore Gabriele Rinaldi —, ma da sempre la scelta è stata quella di definire un accordo con la Curia». Un accordo di fornitura di servizi: messe (nella cappella allestita al primo piano del nuovo ospedale), assistenza religiosa agli infermi, opera di catechesi, ed altre attività svolte anche discrezionalmente dai sacerdoti.

Per Cona, l’importo annuo della convenzione è di 61.364 euro (lordi) da cui decurtare, però, eventuali spese per vitto e alloggio. La somma, di fatto, garantisce la copertura economica per il servizio di tre sacerdoti: «In passato erano quattro, le cifre sono state forzatamente un po’ ridotte», aggiunge il direttore generale del Sant’Anna. Sulla scelta del cappellano e degli altri sacerdoti che di volta in volta si avvicendano, l’azienda non ha titolo, essendo prevalente il principio della libertà religiosa: «Per noi conta essenzialmente che venga svolta l’attività assistenziale nei termini concordati con la Diocesi», conclude Rinaldi. Il nucleo di stanza a Cona è poi rafforzato dai preti presenti in provincia: uno ciascuno per Cento e per Argenta (su, rispettivamente, 156 e 110 posti letto), e almeno tre divisi tra Copparo (32 posti letto), il Delta (207), e Comacchio (oggi 26, domani chissà). Facendo un conteggio, l’ammontare dell’esborso tra Alto e Basso ferrarese per il 2014 sarà di quasi 75.000 euro.

Al di fuori degli ospedali, e senza ulteriori oneri, il personale religioso deve inoltre garantire la propria assistenza anche all’interno delle case di cura convenzionate. Per i culti non cattolici, nonché per i non credenti, è invece valido da febbraio scorso, ma solo a Cona, un protocollo d’intesa simile, capace di offrire un analogo sostegno morale, ma in questo caso senza nessun riconoscimento economico per l’attività prestata. Che l’assistenza spirituale sia sovvenzionata o meno dall’azienda ospedaliera, i pazienti non hanno naturalmente da temere ticket alcuno. Il pronto soccorso spirituale è garantito, costi quel che costi.

Luigi Pansini