A Fertilia, orgoglio sardo e anima ferrarese Quando i nostri coloni bonificarono la Nurra

Alla manifestazione per rinsaldare i legami tra i due territori il commissario della Camera di commercio Govoni: "Ripartiamo dal cibo"

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di Cristiano Bendin

Metafisica, multietnica, inclusiva: è pervasa anche da un’anima ferrarese Fertilia, borgo di duemila abitanti nel nord ovest della Sardegna, una delle città di fondazione realizzate durante il fascismo (come la nostra Tresigallo), la cui storia inizia nel 1933 proprio con la bonifica da parte dell’Ente di Colonizzazione Ferrarese. Negli anni Trenta, in questo lembo estremo dell’isola, situato di fronte alla turistica Alghero, arrivarono infatti dalla nostra provincia - che era tra le zone più povere d’Italia, caratterizzata da alti tassi di disoccupazione - decine di contadini e braccianti per bonificare la Nurra, terra all’epoca paludosa e malarica, isolata e spopolata. Qui, quelli che sarebbero diventati i primi coloni ferraresi, resero coltivabili ettari ed ettari di terreno paludoso e umido, dalla rada di Alghero alle prime pendici del Monte Zirra e del Monte Doglia, sino al mare. In questa città, Fertilia appunto (un nome che contiene un augurio di prosperità), l’Ente ferrarese di colonizzazione concentrò i suoi primi sforzi su un lotto di 11.000 ettari messi a disposizione dall’istituto fascista della previdenza sociale, acquirente ufficiale dei terreni.

Ai primi laboriosi coloni ferraresi - quasi seicento uomini, con le loro famiglie provenienti soprattutto da Berra, Copparo, Portomaggiore, Ostellato, Codigoro e Jolanda di Savoia, con pochi vestiti e tanta fame, i cui cognomi riecheggiano ancora in questo borgo assieme ai simboli della Serenissima – si aggiunsero più tardi i veneti, i giuliani e, dopo la Seconda Guerra mondiale, i profughi di Istria e Dalmazia, in fuga dalle foibe e dal terrore di Tito. Qui trovarono un borgo ancora da ultimare - portici metafisici, una chiesa senza campanile e l’edificio delle scuole elementari progettato dall’architetto Arturo Miraglia - ma soprattutto quell’accoglienza che altrove non c’era stata. E in questa ’città nuova’ prima vissero in casolari sparsi, poi prosperarono creando la realtà di oggi: uno scrigno di memorie, custodito in forme abitative che riportano indietro nel tempo ma che si proiettano verso il futuro. Ecco perché oggi Fertilia - Domus Omnium recita il motto sullo stendardo, cioè casa di tutti in latino - è a tutti gli effetti una città dell’inclusione: pur rivendicando con forza la propria radice sarda e la sua algheresità, si impegna infatti a ricordare e tenere vive anche le origini e le tradizioni che sono alla base della sua identità multiculturale. L’occasione per rinsaldare il legame con i ferraresi, i sardi, i veneti, i giuliani, gli istriani, i dalmati e perfino i rimpatriati di Libia, Eritrea, Etiopia, Isola di Rodi e Romania, è stata l’iniziativa ’Verso Fertilia’, promossa la settimana scorsa dall’Associazione Egea, insieme al Comitato di quartiere, al Centro commerciale Naturale, all’Ente Giuliano di Sardegna e al Comitato Festeggiamenti San Marco.

A rappresentare la nostra provincia e a rinsaldare il rapporto tra Ferrara e Fertilia, in un caleidoscopio di ospiti provenienti, tra le tante, dalle città di Gorizia (rappresentata dal sindaco Rodolfo Ziberna), Rovigno, Arborea e Alghero, era presente il commissario straordinario della Camera di commercio Paolo Govoni. Dopo la deposizione di una corona nel nuovo Parco Norma Cossetto, Govoni ha partecipato alla manifestazione pomeridiana assieme, tra gli altri, ai presidenti dei consigli regionali della Sardegna, Michele Pais, e del Friuli Venezia Giulia, Mauro Zanin. "Ci sono grandi spazi di collaborazione - ha detto Govoni, intervenendo a un confronto sul cibo come vettore di identità, di tradizione e di cultura assieme a Paolo Sanneris, presidente della Proloco di Arborea e Mario Peretto, presidente della Cantina di Santa Maria la Palma – perché il cibo afferisce all’identità stessa del territorio. A Ferrara, Messisbugo, cuoco degli Estensi, ha gettato le basi di molti piatti che vengono preparati anche oggi, non solo nella nostra realtà. Di recente, abbiamo richiamato in città migliaia di persone organizzando un festival dedicato al cibo, all’identità culturale del cibo e al valore che esso ha anche nel mettere insieme le persone". Govoni ha ricordato le specialità culinarie del nostro territorio e il ’ processo alla salama’, celebrato all’ombra del Castello: "Cibo e cultura possono integrarsi e affratellare le varie comunità", ha aggiunto. "La storia di Fertilia si intreccia con quella di Ferrara e, per rinsaldare questo antico legame, si potrebbe partire proprio dal valore della nostra tradizione gastronomica. Da questa città – ha concluso – viene un grande insegnamento al mondo, un mondo attraversato da guerre e divisioni: il dialogo fra culture diverse come antidoto ai conflitti e alle lacerazioni della società".

A Govoni e agli ospiti provenienti dalle varie città è stato donato un ’Passaporto’ simbolico "per far sì – ha detto Mauro Manca, animatore del pomeriggio - che vi sentiate parte integrante di questa comunità" e un quadro contenente una miniatura della bandiera del Presidio della Cultura e dell’Identità della comunità denominata appunto Fertiliae – Domus Omnium. L’impegno di tutti è stato di trasformare l’evento in un appuntamento annuale, per gettare le basi della rinascita culturale, sociale e architettonica di Fertilia, città anche ferrarese.