Accoglienza, don Bedin ascoltato in procura

Accoglienza migranti e utilizzo dei soldi pubblici. Proseguono spedite le indagini del secondo filone dell’inchiesta su come sono stati spesi i denari che dallo Stato transitano nelle casse delle strutture che si occupano di dare ospitalità ai migranti. Inchiesta coordinata dal pm Andrea Maggioni (così come era stato per il primo filone ’Ventisette e cinque’) e che ha coinvolto 13 indagati, nei cui confronti viene ipotizzato il reato di truffa ai danni di un ente pubblico su erogazioni statali, per la ragguardevole cifra complessiva di due milioni di euro. Denaro che, secondo la procura estense, non sarebbe stato rendicontato a dovere o comunque utilizzato per scopi diversi dall’assistenza ai migranti. A qualcuno vengono contestate centinaia di miglia di euro, ad altre realtà qualche migliaio. Le somme più ingenti: 530mila euro e spiccioli alla Coop Matteo 25; a seguire 434.745 alla Meeting Point; 353.552 alla cooperativa ’Una vita da mediano’; 139.079 all’agriturismo La Torre; 124.093 all’Hotel Lupa; 110.296 alla cooperativa Eccoci; 107.363 al gruppo Franceschi Odv; 78.671 alla Vivere qui (coinvolta anche nella prima inchiesta sull’accoglienza migranti); 69.030 alla cooperativa Airone; 22.901 a ’Un mondo di gioia’.

Ieri mattina, nell’ambito di questa inchiesta, il pm Maggioni ha ascoltato uno degli indagati, l’allora presidente della Meeting Point, don Domenico Bedin. Un confronto chiesto dallo stesso Bedin e dal legale che lo assiste, l’avvocato Giampaolo Remondi, che è durato due ore circa e che dovrebbe chiudere il ciclo degli interrogatori seguiti al 415 bis inviato agli indagati, all’inizio di maggio. Don Bedin ha chiesto di essere ascoltato per chiariare la bontà dell’operato della cooperativa. Sentito in proposito, l’avvocato Remondi, si è limitato a confermare, sottolinenando che "è stato risposto a tutte le domande poste dal magistrato, cui seguirà la presentazione della documentazione necessaria ad attestare quanto affermato – spiega Remondi – e auspichiamo che le risposte e la documentazione servano a dimostrare la totale estraneità ai fatti che vengono contestati".