Accorsi "Il Pd impari a riconoscere gli errori Torni tra la gente e ascolti di più i sindaci"

Il primo cittadino di Cento, un anno dopo la conquista del Comune: "Bonaccini alla guida del partito? Sarei contento, è uomo di sintesi"

Migration

di Cristiano Bendin

Com’è stato, a 28 anni, prendere in mano una macchina così complessa come quella amministrativa?

"Molto sfidante – risponde Edoardo Accorsi, sindaco di Cento dall’ottobre dello scorso anno – sia dal punto di vista tecnico, perché la macchina amministrativa è complessa e il quadro normativo non sempre aiuta, sia dal punto di vista umano, perché il senso di responsabilità ti carica sulle spalle una tensione importante. Il momento storico che stiamo vivendo rende tutto ancora più complicato. Certo, la giovane età mi permetter di metterci una grande energia, ci investo tutto me stesso".

Un impegno che impone sacrifici anche personali: a distanza di un anno, lo rifarebbe?

"E’ stato un cambio di vita importante e il tempo per sè stessi si annulla ma sì, lo rifarei: per me è un grande onore guidare la mia città".

Per i ferraresi Cento è un mondo a sè: spieghiamo loro qual è la peculiarità di Cento?

"Cento è una città con un grande orgoglio, animata da un’antica tradizione di lavoro, che incarna perfettamente lo spirito emiliano: poche parole e molto fare. Tuttavia vorrei che la mia città avesse più visione, che si facesse contaminare di più e fosse più aperta. Ciò detto, ha un tessuto associazionistico strepitoso, con una fortissima rete di volontariato: è una città dove è difficile rimanere soli".

Ha saputo anche cambiare spesso colore politico...

"E’ segno del pragmatismo dei centesi, gente concreta. E’ una città tradizionalmente di centrodestra ma che non si fa problemi a cambiare colore poltico se un’amministrazione comunale non convince. E’ una città che esige molto, un fatto positivo".

E come vedono i centesi Ferrara? Preferiscono Bologna?

"Cento, anche geograficamente, ha una propensione verso Bologna anche perché molti centesi lavorano nel bolognese. Credo però che debba guardare a chi gli sta intorno con grande rispetto, cercando di prendere il meglio da ogni contesto".

A proposito di Bologna, è forte il suo rapporto sia con il sindaco Lepore che con Bonaccini. Ce lo racconta?

"Ho un bellissimo rapporto sia umano che politico con entrambi perché, ognuno a suo modo, rappresentano quello che, secondo me, deve incarnare il centrosinistra sia nel modello di governo degli enti locali sia nella visione politica".

Che visione politica è la loro?

"Entrambi vedono il centrosinistra come qualcosa di inclusivo, capace di andare incontro alle esigenze concrete delle persone: un modo di intendere la politica nel quale mi ritrovo. Lepore ha una visione molto progressista e noi, a Cento, molto umilmente stiamo provando a fare lo stesso: ho l’ambizione di essere sindaco di tutti e con le minoranze sto costruendo un rapprto di rispetto e di lavoro sui temi importanti della città".

Come vedrebbe Bonaccini futuro segretario del Pd?

"Di Stefano ho grande stima, non so cosa farà ma sono certo che la sua sarà una scelta ragionata, ponderata e giusta. Di certo, se diventasse segretario sarei contento".

L’impressione è che a Roma gli facciano un po’ di muro...

"Non è scontato che diventi segretario, non sarà un percorso semplice e l’Emilia Romagna non è l’Italia. Ma l’approccio deve essere quello e Stefano è uomo fedele ai propri valori ma capace di trovare sintesi concreta sulle questioni reali e cruciali".

Dove ha sbagliato Letta?

"Letta va ringraziato per la responsabilità che si è preso, per la serietà del suo impegno e il suo spessore umano. Tuttavia avremmo dovuto parlare un po’ più di noi e meno degli altri".

Con i 5 stelle o senza?

"Prima di parlare di alleanze ripartiamo da noi. Spero che il congresso serva per aprire una riflessione radicale su ciò che vogliamo essere e su cosa vogliamo dire. In ogni caso, stare all’opposizione ci farà bene".

Uno dei problemi del Pd è questa tendenza a sentirsi moralmente superiore: non trova?

"Il centrosinistra non deve sentirsi moralmente superiore. E’ tempo, invece, di riconoscere i propri errori e di tornare fra la gente. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo lavorato molto sul riavvicinamento alle persone e nessuno più di un amministratore locale può rendersene conto. E’ ora che il Pd metta al centro del dibattito i sindaci".

A proposito di problemi, l’impressione è che siate stati lasciati soli nella gestione del Pnrr: sbaglio?

"Il Pnrr è la più grande opportunità per i nostri Comuni e per il Paese, ma ogni progetto rischia di impantanarsi nella burocrazia. Come Comune stiamo facendo un grande lavoro ma tutti abbiamo grosse difficoltà tecniche. Gli amministratori locali andrebbero supportati".

La destra al governo la spaventa? Che ne pensa?

"Ho grande rispetto del nuovo governo perché è espressione della volontà popolare e chi si dice democratico non può che esserne rispettoso. Certo, speravo che le elezioni andassero a finire diversamente e mi preoccupano alcune dichiarazioni sui diritti e sulla politica estera. Inoltre ritengo sia stato un grave errore far cadere il governo Draghi: tuttavia voglio essere fiducioso nel futuro".