Addio a Corrado Israel De Benedetti Fu tra gli arrestati della notte del 1943

Nato a Ferrara nel 1927, nel novembre 1949, dopo le traversie della guerra e l’esperienza del carcere, scelse di andare a vivere in Israele

Migration

di Simonetta

Della Seta

L’ultima volta che ho incontrato Corrado De Benedetti è stato pochi mesi fa nel suo kibbuz (comunità agricola israeliana) Ruchama, nei giorni della fioritura degli anemoni. Faceva freddo perfino nel deserto fiorito. E lui da lì pensava a Ferrara, la sua Ferrara, la città dove è nato nel 1927 e dove è cresciuto fino alla triste stagione delle leggi razziali, della Repubblica di Salò e della persecuzione antiebraica. Corrado Israel De Benedetti, venuto a mancare il 2 agosto in Israele, fu uno dei ferraresi imprigionati nel carcere di via Piangipane, dal quale uscì miracolosamente grazie alla tenace nonna Emilia Tedeschi Vita Finzi che ottenne per lui gli arresti domiciliari, dai quali fuggì grazie a un bombardamento. Altrimenti sarebbe stato deportato, come tanti altri suoi correligionari ferraresi. Il MEIS conserva le sue lettere dal carcere alla madre, in cui, appena sedicenne (aveva compiuto 16 anni in carcere), la sollevava e le dava speranza. Nel 2016 volle visitare il cantiere del museo, arrampicandosi, ormai quasi novantenne, su per le impalcature, pur di rivedere il luogo dove fu rinchiuso la notte del 14 novembre 1943. “Qui nel sottotetto c’erano i cameroni in cui eravamo chiusi a gruppi di quindici – spiegò - con un bugliolo per i nostri bisogni. Mentre di là c’era l’unico vero bagno disponibile, che potevamo usare solo se accompagnati da una guardia. Da lì comunicavamo con i parenti e gli amici all’esterno, che si appostavano sulle Mura. Mia nonna e mia madre fecero di tutto per non farmi mai mancare il cibo”. Di fronte a quella che identificò come la sua cella mi disse: “fu in questo luogo che cominciai a sognare una vita più giusta, fondata sui principi della eguaglianza e sui valori ebraici universali”.

Fu per me, allora direttrice del MEIS, l’indicazione di una strada da seguire per rendere il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah un luogo che diffondesse proprio quei valori. A Ferrara volle tornarci nell’ ottobre del 2019 con tutta la sua grande famiglia, figli, nipoti e pronipoti. Fu per lui un momento di gioia e di grande soddisfazione far conoscere a tutti loro, e soprattutto ai nipoti più giovani, i luoghi in cui era vissuto, ma anche quelli dove era stato detenuto, dove poi si era nascosto e da dove era fuggito al nemico nazifascista. Fu il suo ultimo viaggio. Corrado De Benedetti è morto nuotando in piscina ancora lucido, come erano lucidi in lui la memoria e il sentimento per Ferrara. Nell’ebraismo ci si augura che il suo ricordo e il suo retaggio siano di benedizione per chi resta.