MARIO BOVENZI
Cronaca

Agricoltura, divieti e multe. Tendoni nei campi e ventilatori: "La lotta al caldo costa cara"

Forti le spese che sostengono le aziende per proteggere i braccianti dalle temperature cocenti. Nel mirino lo stop dalle 12,30 alle 16 varato lo scorso anno: "Serve equilibrio tra salute e lavoro".

In arrivo l’ordinanza regionale per proteggere i braccianti dal caldo

In arrivo l’ordinanza regionale per proteggere i braccianti dal caldo

Temperature che salgono dopo l’illusoria pausa di qualche giorno fa – un giorno di pioggia – e si avvicina a grandi passi l’ordinanza regionale che fissa fasce orarie per il lavoro nei campi quando il sole picchia, divieti e multe salate per chi sgarra. Lo scorso anno lo stop, tra i filari, dalle 12,30 alle 16. Ed è soprattutto lì che puntano le critiche. In sintesi, troppo le ore di ’fermo’. A protestare anche i braccianti.

L’anno scorso davanti ai campi e alle serre lo scenario era quello di una sagra. "Abbiamo messo i tendoni, come quelli delle feste popolari. Con panche e tavoli, per pranzare, per staccare un po’. C’era anche chi faceva un riposino", racconta Silvia Salvi, a capo di un colosso dell’ortofrutta che porta il suo nome, serre e filari, centinaia di dipendenti. Migliaia di euro è costata all’impresa agricola la battaglia contro il caldo, che l’anno scorso picchiò duro. Adesso ci risiamo, conto alla rovescia verso l’ordinanza regionale. L’ipotesi? Entrerà in vigore il primo luglio. "Dovrebbe uscire a giorni – riprende – e temiamo riproponga la linea dello scorso anno". Morale, stop alle 12,30 per poi riprendere alle 16. Una pausa lunga, che l’hanno scorso contestarono anche i dipendenti. "Alcuni hanno rinunciato, se ne sono andati". Addio per andare in qualche azienda che quegli orari non rispettava proprio, un fischio se all’orizzonte si stagliava l’auto dei vigili. Nei capannoni a Lagosanto di Salvi ci sono i ventilatori, grandi pale che girano sul tetto e portano il fresco. Tra l’altro c’è un aspetto, non da poco. E’ l’agribus, la corriera contro il caporalato. "Il bus ha precisi orari. Dovranno essere cambiati, sarà tutto da ridefinire". Stefano Calderoni, presidente Cia, di ordinanze non vuol sentire parlare. "Non è adeguata a tutelare efficacemente i lavoratori e le aziende del comparto agricolo", precisa.

Chiara la sua proposta: "L’alternativa strutturale è un protocollo regionale condiviso, concertato con le parti sociali e le autorità competenti. E’ auspicabile affiancare al protocollo azioni di informazione, formazione e sensibilizzazione capillare, piuttosto che soluzioni unilaterali e rigide. Occorre garantire equilibrio tra salute dei lavoratori e continuità produttiva, evitando automatismi e norme che possano penalizzare le aziende nella fase più delicata dell’anno". Scende in campo Simone Bacilieri, agricoltore Coldiretti, vice presidente del Consorzio dei produttori dell’aglio di Voghiera Dop. "Questa fascia oraria è troppo rigida, diventa difficile riuscire a gestire i braccianti. Che spesso sono i primi a rifiutare di fermarsi così a lungo. L’anno scorso abbiamo anche creato delle strutture per consentire loro di fare le pause al fresco, dei tendoni. Alcuni agricoltori hanno anche piazzato degli ombrelloni. Facciamo il possibile per la sicurezza dei dipendenti, ma la frutta va raccolta e creare paletti diventa un ostacolo".