Agricoltura Ferrara, meteo e parassiti. Raccolta della pera a rischio

Confagricoltura, Coldiretti e Cia: "Avanti così e il prossimo anno si azzererà la frutticoltura. Deroga sull’uso di prodotti chimici"

Un filare di pere devastato dalla grandine

Un filare di pere devastato dalla grandine

Ferrara, 6 settembre 2020 - Da un lato l’Alternaria e la maculatura bruna, dall’altra la cimice asiatica. A questo, si aggiunge anche il maltempo, la grandine e le gelate. Il quadro del settore agricolo, e in particolare legato al raccolto delle pere, presenta tinte fosche. Le stime di perdita sul raccolto che prospettano i rappresentanti delle associazioni di categoria sono drammatiche: si va dal 40% in alcune aziende fino a vette dell’80% in altre. Il presidente di Confagricoltura Gianluca Vertuani è seriamente preoccupato. «Se il trend non subirà una forte inversione di tendenza – dice – rischiamo che il prossimo anno la frutticultura si azzeri quasi totalmente. Specie, per quello che riguarda le pere Abate che rappresentano una parte fondamentale della nostra agricoltura». Vertuani imputa gran parte della responsabilità al fatto che «non ci vengono forniti gli strumenti adeguati per far fronte a queste emergenze. Basti pensare che per salvaguardare l’agricoltura e il settore primario in generale, la Francia ha riammesso l’utilizzo di prodotti che erano stati sospesi al fine di difendere il raccolto di barbabietole da queste tipologie di malattia».

Il concreto rischio che il presidente di Confagricoltura ravvede è quello che «l’Alternaria possa diffondersi sempre di più talvolta cambiando volto». Dunque per invertire la rotta occorre «una ricerca chiara e strutturata che ci permetta di individuare gli strumenti che salvaguardino il nostro raccolto. A questo va aggiunto un ulteriore provvedimento che autorizzi nuovamente l’utilizzo di prodotti che ci difendono dall’Alternaria per almeno altri due anni».

Preoccupato anche Riccardo Casotti, vice direttore di Coldiretti. «Da qualche tempo stiamo facendo un’analisi dettagliata raccogliendo quelli che sono i dati delle singole perdite registrate dalle aziende che rappresentiamo – annuncia – in modo tale da avere un quadro chiaro della stima dei danni. Sicuramente l’annata è molto difficile e i problemi di malattie fungine sono abbastanza diffusi su tutto il territorio provinciale». «Il frutto (l’Abate) – prosegue Casotti – si presenta con dei problemi anche di carattere estetico che generano non poche difficoltà al momento della vendita, con deprezzamenti notevoli». Comunque il problema della pera rimane principalmente «il marciume, per motivi che peraltro ancora non sono chiarissimi. L’ipotesi più accreditata è che questa marcescenza sia generata dall’Alternaria ma abbiamo il sospetto che ci sia anche molto altro».

«La situazione è molto grave e in alcuni casi drammatica, con aziende che toccano anche il 90% di scarto e altre che hanno addirittura deciso di abbandonare la raccolta perché i costi superano significativamente i ricavi - dice Stefano Calderoni, presidente provinciale della Confederazione italiana agricoltori - Abbiamo notato un peggioramento rispetto allo scorso anno, causato anche dal cambiamento climatico con l’aumento dell’umidità favorendo il prolificare del fungo. Gli agricoltori non hanno strumenti di difesa e sono abbandonati a loro stessi. L’Organizzazione Interprofessionale Pera ha promosso un’attività di ricerca ma i tempi sono lunghi e probabilmente non si troverà una soluzione entro la prossima campagna, uno dei motivi per cui abbiamo chiesto la possibilità di iniziare a valutare deroghe all’utilizzo di alcuni prodotti chimici efficaci. Rischiamo di perdere la frutticultura a Ferrara perché non ci sono le condizioni per far reddito e l’unico elemento certo è che continueranno gli espianti». Perdere ettari significa meno prodotto e migliaia di posti di lavoro in meno su tutta la filiera.

«Cosa che il nostro territorio non si può permettere – aggiunge - L’appello è che la ricerca trovi una soluzione in tempi brevissimi evitando il naufragio della nostra frutticultura. Si sta rischiando di arrivare a un punto di non ritorno, già sofferenti per i danni da cimice e dalla crisi del Covid. Un appello è anche alla politica che rifletta sulla possibilità di deroghe per alcuni prodotti efficaci e che dia un sostegno economico perché i nostri frutticoltori non alzino bandiera bianca».