"Inneggia all'Isis", musulmano espulso da Ferrara. Choc a Vigarano

Hidri Sajmir viveva in una villetta ed era titolare di un'impresa edile. Le reazioni

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano (repertorio)

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano (repertorio)

Ferrara, 11 agosto 2016 - Era in mezzo a noi. Tra un cantiere edile e l’altro trovava il modo di fomentare la guerra contro l’Occidente, cioè contro di noi. Faceva proseliti a favore dello stato islamico e lo faceva – il muratore albanese Hidri Sajmir – dal cuore della piccola comunità di Vigarano Mainarda, dove risiedeva assieme alla famiglia. L’uomo è stato espulso «per motivi di sicurezza dello Stato – scrive in nota il Viminale – con provvedimento del ministro dell’Interno Angelino Alfano». Si tratta – ricorda il ministero – della quarantaduesima espulsione dall’inizio del 2016 mentre sono 108 i soggetti espulsi dal 2015. L’uomo, un albanese residente a Ferrara, secondo le indagini aveva iniziato a diffondere pratiche religiose particolarmente rigorose da quando, poco tempo fa, era diventato presidente di un centro di preghiera. «Ho deciso la sua espulsione – sottolinea Alfano – perché svolgeva attività di proselitismo rivolta ai fedeli con un linguaggio denso di tratti di fanatismo e consultava online, freneticamente, siti con contenuti riferibili allo Stato Islamico, dimostrando una chiara insofferenza nei confronti della cultura occidentale e un forte astio contro i Paesi sostenitori della coalizione internazionale».

«UMANAMENTE MI DISPIACE, è sempre stata una brava persona per come lo conoscevo io». Lo descrivono così alcune persone che conoscono Hidri Sajmir, il cittadino albanese 34enne espulso ieri dopo essere stato attenzionato dalla Questura per alcuni mesi perché faceva proselitismo per lo Stato Islamico. La notizia ha fatto immediatamente il giro di Vigarano, dove Sajmir viveva e lavorava. Era molto conosciuto in paese, dove nel 2004 aveva avviato un’attività di costruzioni edili, la Alba costruzioni, con la sede coincidente con la sua abitazione, una villetta in mezza campagna a pochi chilometri dal centro, in via Pasta. Di quell’azienda lui era il titolare, mentre suo fratello, che lavorava con lui, era inquadrato come dipendente.

«È sempre stato corretto con me, ha sempre pagato e non ha mai dato problemi», spiega un conoscente - «per motivi professionali, ci parlavo ogni tanto ma amici direi di no» – che ora chiede l’anonimato dopo aver appreso quanto accaduto. Negli ultimi tempi però qualcosa era cambiato: «È diventato più taciturno, lo si vedeva meno in giro, avevo iniziato ad avere più contatti con suo fratello. Si era fatto anche crescere la barba, sembrava più praticante, ma non avrei mai sospettato una cosa del genere». Anche se «poco tempo fa durante il ramadan scherzi dicendogli che erano dei pazzi a lavorare con quel sole senza bere né mangiare, e poi mi sono fermata perché mi sono sentita un po’ squadrata». L’azienda, i vigaranesi, la ricordano da tempo: «Era lì da tanto, non saprei neanche dire quanto, ma sicuramente da prima della crisi», ma a Vigarano si sarebbe trasferito da qualche anno, «quattro o cinque, prima se non sbaglio abitava a Poggio Renatico».

Nel frattempo comunque si era fatto una vita, e nella villetta-azienda oltre che col fratello viveva con la moglie e due figlie. Nel frattempo, nonostante l’amministrazione non rilasci commenti, appena trapelata l’identità la Lega ha sfruttato l’occasione. Nicola Lodi, responsabile immigrazione del Carroccio si presenta col capogruppo Davide Bergamini davanti a casa sua e lancia una diretta su Facebook. «Questo dimostra che non siamo indenni, va preso atto che siamo anche noi un territorio a rischio», dicono i due.