Ferrara, l'esposto. "Pioppi pericolanti rischiano di cadere sulla mia casa"

Fossanova San Marco, un residente in lotta contro la burocrazia: "Ho scritto ad Aipo e Regione, nessuna risposta"

Enrico Volta indica le piante che incombono sulla sua abitazione a Fossanova San Marco

Enrico Volta indica le piante che incombono sulla sua abitazione a Fossanova San Marco

Ferrara, 22 agosto 2019 - Tre pioppi alti più di venti metri che ad ogni folata di vento minacciano di piombare su una villetta e sui suoi abitanti. Alberi che, a detta del padrone di casa, avrebbero bisogno di un importante intervento di manutenzione, se non di essere abbattuti e sostituiti con altri meno pericolosi.

Ma che da anni rimangono lì, immobili, a far tremare ad ogni temporale la famiglia che vive al civico 610/B di via Ravenna, a Fossanova San Marco. Una vicenda che sta assumendo i contorni dell’odissea per Enrico Volta, 51 anni.

Da tre anni ormai sta lottando con la burocrazia e con un «continuo rimpallo di responsabilità tra enti e uffici». Una battaglia che lo ha portato, con l’aiuto dell’avvocato Marco Suttini, alla decisione di depositare un esposto in procura. Un documento di cinque pagine che ripercorre le tappe della vicenda chiedendo ai vari soggetti interessati come «possano disattendere a segnalazioni di pericolo in modo tanto evidente e quasi canzonatorio».

Per capire le ragioni di una richiesta che in molti punti assume i contorni dello sfogo bisogna partire dall’inizio. Volta vive con la famiglia in un’abitazione che confine con l’argine del Po di Primaro. Sulla ‘striscia’ dell’argine, si legge nell’esposto, ci sono «tre piante ad alto fusto di pioppo nero, nate spontaneamente e alte oltre venti metri». Alberi che, vista «l’incuria e la mancata manutenzione devono essere abbattute o quanto meno potate e ridimensionate» perché «non si spezzino sotto la forza delle vento e cadano sull’abitazione».

In più si aggiunge la presenza di cavi della linea elettrica che, in caso di caduta di rami o alberi, potrebbero «folgorare le persone o raggiungere» la villetta. Il padrone di casa inizia quindi a chiedere l’aiuto di chi dovrebbe farsi carico della zona arginale e delle piante in questione. Sembra un problema di facile soluzione, ma così non è. La prima richiesta, rivolta all’Aipo, è del maggio 2016.

Alla prima lettera corrisponde il primo ‘rimpallo’. Aipo, prosegue l’esposto, afferma che l’ente competente è «l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile». Volta scrive quindi a questo secondo soggetto. La risposta sembra positiva (si attendono «finanziamenti» che saranno utilizzati «anche per il taglio degli alberi pericolanti nel Primaro»). Caso chiuso? Tutt’altro. Passano i mesi e non succede nulla. A febbraio 2017, Volta invia una nuova richiesta. La risposta lo lascia di stucco. L’Agenzia sicurezza territoriale declina la propria competenza perché, nel frattempo, «una delibera della giunta regionale» avrebbe cambiato le carte in tavola: secondo le nuove regole, il compito di abbattere gli alberi che «non ostacolano lo scorrimento delle acque non sarebbe più dell’Agenzia sicurezza territoriale» ma di altri soggetti. Successive richieste non sciolgono il nodo.

Nel frattempo arriva il 2018. Permanendo il problema, a luglio Volta chiede al suo legale di scrivere direttamente alla Regione per avere «un chiarimento interpretativo». La risposta arriva in agosto da Arpae che evidenzia un «conflitto di competenza e chiede» a Regione e Agenzia sicurezza territoriale «indicazioni sul da farsi». Un anno dopo la situazione è ancora in stallo. A luglio parte l’ultima mail indirizzata alla Regione ma non c’è risposta. Volta decide quindi di rivolgersi alla procura chiedendo un intervento «a fronte di una situazione di urgenza che si aggrava sia per il trascorrere del tempo sia per le mutate condizioni climatiche».