Frequentando anche una sola delle riunioni degli Alcolisti Anonimi A.A., sotto la chiesa di Torbiera a Codigoro, si comprende quanto deleterio sia l’abuso dell’alcol, la facilità con cui venga proposto, rischiando di finire in un tunnel infernale dal quale è difficilissimo uscire. Tante le storie narrate, con nomi di fantasia, che rendono il dramma dell’essere stato un alcolista "dal quale non si guarirà mai – spiega Luca –. E’ un passo al giorno per un traguardo che non si supera mai, ma quel che conta e non tornare indietro". Unica sede quella di A.A. nel raggio di 45 chilometri, con 25 anni alle spalle, dove entrare non costa nulla, solo la volontà di smettere di bere. La si può contattare chiamando il 334-3963527 "e non prendiamo nessuna posizione proibizionista – aggiunge –, per noi vale sempre che ognuno deve essere libero di scegliere".
"Quando sono entrato – continua Claudio – nessuno mi ha giudicato e ho provato un senso di condivisone come non mi era mai successo, trovando veri amici". Cristian ha iniziato a bere a 12 anni ha smesso a 30, oggi ne ha 52 e ricorda che "ho iniziato quasi per gioco e poi non sono più riuscito ad uscirne, non capivo più niente, ho perso moglie, figlia, la dignità, poi ho compreso che mi stavo uccidendo con le mie mani. Adesso sono un uomo nuovo e credo anche migliore". Anna pensava l’alcol le desse quella forza che non aveva, la capacità di superare la propria timidezza, il poter essere il fulcro della compagnia, "ma poi finiva sempre che mi dovevano accompagnare a casa, perché non riuscivo a stare in piedi da sola. Oggi sono 30 anni che non bevo e non voglio abbassare la guardia; l’alcol è subdolo basta un bicchiere e ti riprende la vita".
"Forse sarò presuntuoso – prosegue Andrea – ma trovare la forza dentro di noi dopo essere stati ammaliati dalle sirene dell’alcol, uscirne e continuare ad essere sobri, vuol dire che abbiamo qualcosa in più rispetto ad altre persone. Perdersi credo possa capitare a tanti, ma riconquistare la propria vita è difficilissimo e per riuscirci ci vuole davvero tanta, ma tanta forza". "La prima volta che ho partecipato a un incontro mi son detto – dice Luigi – che ci faccio con questa gente, io non sono come loro e me ne sono andato regalando altri due mesi a quella canaglia che si chiama alcol". "Ricordo, e non potrò ma cancellarli, i pianti di moglie e mio figlio che mi supplicavano di non bere – afferma Corrado –, quanto dolore gli ho dato. Oggi sono una persona che è tornata a casa, con loro e non berrà mai più, proprio per quello che gli ho fatto subire". "Grazie a questi incontri dove nessuno chiede nulla – conclude Gilberto – riconosciamo come ogni giorno abbiamo fatto un passo per cambiare il finale della nostra vita che sembrava già scritto. Una vita che finiva troppo presto e senza nessuna speranza di un futuro, anche se non fossimo morti a causa dell’alcol".
cla. casta.