Alessandro Bratti "Po, invasi contro la secca Occorre rafforzare gli organismi decisionali"

Nominato segretario generale dell’Autorità distrettuale: "Servono opere importanti, già pronti alcuni progetti. Delta in sofferenza per il cuneo salino"

Migration

di Federico Malavasi

Semplificare e rafforzare la catena decisionale e portare avanti un piano di interventi incisivi per fare fronte alla crisi idrica che ha messo in ginocchio l’intero bacino del Po. Sono i due fari che illuminano il cammino di Alessandro Bratti (foto a destra), nuovo segretario generale dell’Autorità distrettuale del fiume Po.

Bratti, che ruolo può ricoprire l’Autorità distrettuale in una fase complessa come quella che stiamo vivendo?

"L’Autorità è un organo relativamente recente, che ha ereditato l’esperienza dell’Autorità di Bacino con la legge del 2016 di cui, coincidenza, sono stato relatore. L’obiettivo era quello di allargare la funzione di programmazione, in linea con due direttive europee, quella sulla qualità delle acque e quella sulle alluvioni. Si tratta di un ente intermedio tra Regioni e Stato, il cui primo ruolo è quello della pianificazione".

Come declinerà, nel suo mandato, questo compito?

"Posso dire innanzitutto che in questo campo l’Autorità di distretto, grazie a chi mi ha preceduto, ha fatto un lavoro eccellente. I piani per gestire il ‘grande fiume’ ci sono e il corpo tecnico è ben strutturato. Il tutto però, come sempre accade, va rivisto e ammodernato".

Quali saranno le sue priorità?

"La situazione che abbiamo attraversato ha messo in evidenza alcuni aspetti da affrontare. Primo, infrastrutture e piccoli invasi, anche se si tratta di un tema molto discusso. Poi c’è una questione di responsabilità e chiarezza sulle tematiche gestionali".

Qual è il nodo da sciogliere?

"Gli attuali organismi gestionali sono piuttosto deboli dal punto di vista dell’autorità decisionale. È necessario quindi ragionare su come rafforzare questa capacità ‘regolatoria’".

Altrimenti cosa si rischia?

"A oggi, tutte le concessioni sono date alle Regioni e ogni Regione tende a tutelare le proprie categorie. In questa situazione, quando si affrontano momenti di difficoltà, ci si può trovare in situazioni di squilibrio. In questo senso l’Autorità, in quanto ente intermedio tra Regioni e governo, dovrebbe avere una funzione un po’ più incisiva nel regolamentare questi rapporti. È però un discorso che va affrontato con le Regioni, nell’ottica di una sana collaborazione istituzionale. Così come serve un confronto aperto e sincero con le categorie produttive, agricoltura in primis, Consorzi di Bonifica e mondo dell’associazionismo".

Insomma, troppi enti che agiscono contemporaneamente sul fiume...

"Diciamo che serve maggiore coordinamento, e in questo senso un ragionamento andrà fatto. Il Po non è un bene di una Regione o di un Comune, ma è un patrimonio dell’umanità, cioè un bene da valorizzare al di là dei legittimi interessi locali".

A proposito di valorizzazione, ci sono in ballo anche fondi dall’Europa...

"Il progetto ’Rinaturazione Po’, nell’ambito del Pnrr, è una sfida importante. Oltre 350 milioni di euro per la piantumazione di milioni di alberi e interventi di natura idraulica, propedeutici a restituire al fiume la sua funzione originaria".

Tornando alla siccità, qual è la situazione a Ferrara?

"L’ultimo bollettino evidenziava una certa ripresa della portata a Pontelagoscuro. Bisogna tenere conto, però, che molti raccolti sono stati conclusi, quindi c’è un uso minore dell’acqua in agricoltura. Vedremo... In ogni caso, il fatto che il peggio sia alle spalle non significa molto. Siamo in una situazione di emergenza che rischia di diventare ‘ordinaria’, portandoci a siccità record e desertificazioni, con piogge molto intense concentrate in pochissimo tempo. Il cambiamento climatico sta mettendo drammaticamente in evidenza problemi noti da tempo".

E il Delta?

"Ha sofferto molto la risalita del cuneo salino. Le falde contaminate mettono a rischio le eccellenze agricole del territorio".

Che fare quindi?

"Qui non basta una ‘toppa’. Bisogna intervenire con opere importanti e strutturali, come invasi e barriere anti-sale. Io sono per la filosofia dei piccoli invasi, ma bisogna fare le dovute valutazioni. In ogni caso, c’è già una progettualità in questo senso, con piani vagliati, finanziati e di prossima realizzazione".