Ferrara, 13 aprile 2025 – È trascorsa una settimana da quella maledetta domenica, segnata dalla notizia che nessun genitore dovrebbe mai ricevere. Sette giorni di dolore, di strazio e di domande che ancora attendono risposte. E che, verosimilmente, non le avranno ancora per parecchio tempo. Si preannunciano infatti lunghi i tempi necessari per fare luce sull’atroce omicidio di Alessandro Coatti, il biologo molecolare 38enne nato a Portomaggiore e diplomato ad Argenta assassinato e fatto a pezzi a Santa Marta, nella regione caraibica della Colombia.
Mentre due autorità giudiziarie indagano sull’orrore (oltre a quella colombiana anche la procura di Roma ha aperto un’inchiesta), i genitori di Alessandro rimangono chiusi nel proprio cordoglio. Nessuna dichiarazione, niente appelli. Almeno per il momento. Solo poche parole pronunciate da mamma Sandra Lovato su Instagram. “Alessandro, manchi. Mi manca l’aria per respirare”.

Frasi commosse, sovrapposte alle foto di un ragazzo sorridente, con una brillante carriera da scienziato e una vita intera per coronare i propri sogni. Quell’esistenza è stata però spezzata all’improvviso da un mostro senza nome. Una bestia che dopo aver spento quel sorriso ha fatto scempio del corpo, facendolo ritrovare in sacchi dell’immondizia e di caffè in tre diversi punti della zona di Santa Marta.
Chi può aver commesso una tale barbarie e, soprattutto, perché? Cosa è successo nelle ultime ore di Alessandro Coatti, arrivato a Santa Marta il 3 aprile dopo aver lasciato qualche mese fa il lavoro alla Royal Society of Biology di Londra e dopo un periodo di volontariato in Ecuador? Chi ha incontrato la sera del 4 aprile, quando ha lasciato l’albergo nel quale alloggiava ed è salito su un taxi per poi scomparire fino al macabro ritrovamento di due giorni dopo? Interrogativi che al momento restano sospesi in una cortina di mistero. Nei giorni successivi al delitto, ipotesi e piste (più o meno credibili) hanno affollato le pagine dei quotidiani colombiani. Il primo aspetto escluso dagli inquirenti è che il ricercatore avesse legami con la criminalità locale o fosse coinvolto in affari illeciti. Si è quindi aperto un ventaglio di altre possibilità che spazia dal tragico scambio di persona, magari legato alla cattura di un presunto boss mafioso italiano che si era stabilito a Cartagena, al traffico d’organi fino all’azione di uno dei gruppi paramilitari attivi nella zona. Una pista quest’ultima che è stata respinta nelle scorse ore proprio da una delle sigle chiamate in causa dalla stampa del Paese sudamericano. In un videomessaggio pubblicato su X, i guerriglieri dell’Autodefensas Conquistadores de la Sierra hanno smentito ogni loro coinvolgimento nel delitto del biologo, invitando le autorità locali a indagare sull’ondata di violenza che negli ultimi tempi sta travolgendo la zona di Santa Marta. Tanti sospetti, quindi, ma al momento nessuna certezza.
Il lavoro investigativo, si diceva, sarà lungo e tutt’altro che semplice. Le indagini proseguono a 360 gradi ascoltando testimoni, svolgendo accertamenti sui dispositivi elettronici (anche i genitori del 38enne hanno consegnato agli inquirenti italiani il proprio computer, con il quale contattavano Alessandro ogni giorno e ne seguivano gli spostamenti attraverso Google Maps) e attraverso esami medico legali (una prima autopsia verrà eseguita in Colombia e non si esclude che gli accertamenti vengano ripetuti anche qui, una volta che la salma verrà rimpatriata). Un’attività che si muove in parallelo anche su questa sponda dell’oceano. Gli inquirenti romani hanno infatti avuto l’ok dalle autorità colombiane per lavorare insieme all’inchiesta e a Bogotà si attende l’arrivo di un pubblico ministero capitolino incaricato di seguire da vicino il caso. Nel frattempo, i Coatti stanno collaborando con gli investigatori, fornendo loro tutti gli elementi a loro disposizione per risolvere il giallo.
L’impegno è massimo, così come il riserbo sugli sviluppi. Per il momento, davanti a una famiglia devastata non c’è che l’orizzonte dell’attesa. Una sospensione straziante, al termine della quale ci si aspetta di conoscere la verità su un delitto tanto efferato quanto inspiegabile. Verità che comunque non potrà mai restituire quello che un ignoto macellaio ha spazzato via, facendo calare una coltre di sangue e orrore sui paesaggi da sogno del Caribe colombiano.