Alfredo Cospito, i messaggi dal carcere di Ferrara: "Terrorizzare la classe dominante"

L’anarchico incitava alla violenza attraverso scritti inviati a un giornale clandestino. Di quel foglio si è occupata la procura di Perugia: "Ha istigato e ispirato nella scelta degli obiettivi"

L'anarchico Alfredo Cospito

L'anarchico Alfredo Cospito

Ferrara, 6 febbraio 2023 – Anche mentre era rinchiuso tra le mura dell’Arginone, i suoi scritti contribuivano a diffondere il verbo anarco-insurrezionalista. È quanto emerge dalle pieghe di un’inchiesta della procura di Perugia che mette sotto la lente una costola umbra della galassia della A cerchiata. Alfredo Cospito, 55 anni, esponente del Fai-Fri (Federazione Anarchica Informale) in sciopero della fame da più di cento giorni per opporsi al regime carcerario del 41 bis, è stato detenuto a lungo nel carcere di Ferrara. Per essere esatti, è rimasto all’Arginone in Alta sicurezza dal 2012 fino al luglio del 2021, quando è stato trasferito prima a Terni poi a Sassari e infine a Milano Opera, in regime di 41 bis. Il carcere duro, tra le altre cose, ha permesso di limitare la sua corrispondenza e i suoi contatti con i ‘compagni’ all’esterno, legami intrattenuti attraverso messaggi che in certi casi venivano intercettati dalla ‘censura’ del penitenziario e in altri arrivavano a destinazione.

Leggi anche Cospito, il figlio di Marco Biagi: “Stesso clima di allora”

Secondo i magistrati perugini sarebbero proprio alcuni suoi pensieri diffusi mentre si trovava rinchiuso nella casa circondariale estense ad aver contribuito a "istigare, ma anche ispirare in modo concreto i diversi ambiti riferibili alla Fai/Fri nella scelta degli obiettivi da colpire e delle modalità operative da seguire". In particolare, gli inquirenti fanno riferimento a un’intervista all’ideologo (etichetta che Cospito ha sempre respinto) dal titolo ‘Quale internazionale’, realizzata in tre puntate tra il 2018 e il 2019 e pubblicata su Vetriolo , un foglio clandestino riconducibile ad alcuni anarchici umbri.

Approfondisci:

Telefonata anarchica al Carlino di Bologna: "Ci sarà un attentato per Cospito in città". Indagini a tappeto

Telefonata anarchica al Carlino di Bologna: "Ci sarà un attentato per Cospito in città". Indagini a tappeto

Le frasi balzate agli occhi degli investigatori invitano ad avere il coraggio di "opporsi armi il pugno" al sistema, criticano "il rifiuto (mai ammesso, ma di fatto praticato) di colpire le persone" e ricordano come l’azione anarchica sia "una pratica che sparge terrore nella classe dominante" in quanto "il terrorismo dal basso verso l’alto ha tutte le giustificazioni del mondo". L’anarchico si dice infine convinto che "il padrone può e deve sanguinare. In compagnia o da solo colpire e mirare bene". Il lungo documento si sofferma poi sulla lotta di classe ("assurdo pensare che sia finita, vi siamo immersi fino al collo") e sulle sue conseguenze ("L’odio raggiungerà il suo culmine e forse sarà la volta buona che la rabbia verrà indirizzata verso i reali responsabili della miseria: Stato e padroni"). Non mancano poi altri inviti a colpire ("Solo le azioni distruttive riescono a far breccia" e le azioni devono essere "riconoscibili e rivendicate"), per poi annunciare "il momento di far rinascere ‘l’anarchia vendicatrice’, di tornare a far paura".

La permanenza in città dell’ideologo del Fai (condannato insieme a Nicola Gai per l’attentato al manager dell’Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e accusato dell’attacco dinamitardo alla Scuola allievi carabinieri di Fossano) è stata costellata da presidi inscenati da gruppi anarchici ai cancelli del carcere. Sit-in che spesso sfociavano nell’esplosione di petardi o fumogeni in una via Arginone blindatissima. Mobilitazioni che sono solo un pallido riflesso degli scossoni che il caso Cospito sta generando in queste ore nel nostro Paese, ma che testimoniano come, oggi come allora, l’anarchico rappresenti un simbolo per un mondo nascosto e in pericolosa fibrillazione.