Alle origini di una lingua Con l’Amore è una fiamma

Il docente del Conservatorio Manuzzi crea ‘Ars Antiqua World Jazz Ensemble’. Primo cd del gruppo già in cantiere, brani sui testi di Giacomo da Lentini

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di Francesco Franchella

"Si può trovare il nuovo facendo un salto all’indietro di ottocento anni?" Giacomo da Lentini non è mai stato così jazz. L’inventore della forma del sonetto, poeta della Scuola Siciliana di Federico II di Svevia, è al centro di un nuovo progetto che punta a unire jazz, musica mediterranea e le radici della lingua italiana. Si tratta dell’esperimento (riuscito) del docente del Conservatorio di Ferrara, Roberto Manuzzi, che ha dato vita a un gruppo ‘Ars Antiqua World Jazz Ensemble’. Lo scopo è creare musica nuova a partire da frammenti di testi e di musiche nate nel XIII secolo, basandosi, tra gli altri spunti, sulle poesie di Giacomo (Jacopo) da Lentini. Il risultato sono brani originali in bilico tra folk, musica etnica e jazz dove spunta a tratti in modo spontaneo e imprevedibile l’improvvisazione. Il primo cd del gruppo è ora in cantiere. Nel frattempo, è stata aperta un crowdfunding, che permette di preordinare lo stesso cd (https:www.ideaginger.itprogettiars-antiqua-world-jazz-ensemble.html).

Roberto Manuzzi, com’è nata l’idea?

"È nata per una serie di coincidenze. La cantante del gruppo, Rachele Amore, è mia allieva ed è nata a Lentini (Sicilia). Quando l’ho saputo mi è partito un cortocircuito immediato e ho scritto subito i primi tre brani, che si basano sui sonetti di Giacomo. Mi sono lasciato guidare dalla ritmica e dalla metrica, immettendoci delle sonorità mediterranee. Si è creata questa mescolanza di suoni… tutto questo è sfociato nella improvvisazione jazz. Poi, agli altri strumenti ho aggiunto il mandolino, di cui quest’anno si è aperto un nuovo corso straordinario al Conservatorio. Il mandolino mi ricorda, nelle sonorità, strumenti più antichi come il liuto… E gli altri strumenti? "Siamo un gruppo molto ampio: ci sono molte percussioni, anche etniche, c’è il vibrafono, il sax, la chitarra acustica, elettrica, la viola da gamba, la batteria…c’è poi il prof. Stefano Melloni, che suona clarinetto, flauti a becco e figulino, uno strumento di invenzione recentissima: è vagamente un flauto dolce in terracotta, che in un certo senso somiglia all’ocarina e restituisce un suono molto antico"

Ci parli dei brani. Come nascono, partono tutti da testi e musiche del XIII secolo?

"Nascono da un’operazione chirurgica: sono invenzioni contemporanee che riecheggiano stilemi della musica antica, ma sui testi di Giacomo da Lentini. Due filoni: in uno c’è un sapore di contemporaneità, ma con spunti vicini all’ars antiqua. Nell’altro c’è un arrangiamento in chiave moderna di musiche del XIII secolo. Il punto di partenza è proprio il bacino del Mediterraneo del XIII secolo, quindi la Scuola Siciliana, ma anche i provenzali"

E riferimenti danteschi? Dante parla di Giacomo da Lentini nel Purgatorio…

"Diciamo che Dante è evocato, ma mai espresso. Il titolo del cd, ‘L’Amore è una fiamma’, viene dalla Vita Nova di Dante: una citazione del sogno del demone che tiene in braccio Beatrice" L’amore era un tema fondamentale nel XIII secolo

"Certo. D’altronde tutta la poetica di Giacomo da Lentini si basa su questo potere misterioso dell’amore, che fa compiere le cose più incredibili all’uomo. L’amore è padrone dell’uomo, lo tiene tra le mani, è una dannazione e, al tempo stesso, si sviluppa in una dicotomia tra amore terreno, infernale, e amore idealizzato, che porta al Paradiso".