Anna e Roberta, le prime guardiane del mare

Le due ragazze hanno fatto un passo avanti e sono entrate nel Corpo vigili giurati. Pronte ad intervenire contro i predatori di vongole

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La barca ha il fondo piatto e scivola nelle acque basse della laguna. Fianco a fianco in cabina, la divisa stirata dall’orgoglio, navigano Anna Santin, 28 anni, e Roberta Sega, 36, che hanno messo la firma sul loro futuro, all’aria aperta e sul mare della sacca. Sono loro le prime sorveglianti del mare, gli occhi ai confini delle concessioni dove affondano i mitili, alle misure delle vongole, al mondo della pesca perché tutti fili liscio. Nel nome della legge hanno fatto un passo avanti e hanno detto sì al Corpo vigili giurati. In mare la missione di questa realtà fatta di uomini e adesso anche donne in divisa è quella della protezione degli insediamenti delle cooperative di pescatori e allevatori di vongole, contro le incursioni di pescatori abusivi e predatori di novellame. Il servizio è attivo 24 ore su 24 nella Sacca di Goro, e copre un’area di oltre 13.000 chilometri quadrati. Due storie diverse quelle di Anna e Roberta. Hanno in comune le origini, sono entrambe di Porto Viro, e l’amore per la vita all’aria aperta. Si sono ‘arruolate’ un po’ per caso, un po’ perché hanno ascoltato il consiglio di qualche amico che vuole loro bene. Anna è fresca fresca di nomina, ancora non ha la pistola nella fondina. Dice: "Cercavo lavoro e un ex collega di mio padre mi ha parlato di questa opportunità. Sorvegliamo il porto, vigiliamo su quello che succede in mare. Ormai nelle barche lavorano anche tante donne, certo quando qualche vecchio pescatore ci vede con la divisa magari storce un po’ il naso". I pregiudizi fanno a pugni con i sorrisi che i più giovani lanciano invece alle due ragazze. In questo periodo Anna affianca un collega più anziano. Poi dovrà prendere il brevetto nautico, avrà magari la sua pistola per la sicurezza personale e diventerà un guardiano del mare a tutti gli effetti. Ci conta anche la sua amica, Roberta, non certo una veterana. Ma ha già un’anzianità di alcuni mesi. "Ho saputo che cercavano personale – ricostruisce i momenti che hanno preceduto il suo colloquio – e mi sono presentata. Avevo un pub, ho lavorato in fabbrica. Non era per me, amo lavorare all’aria aperta. I pescatori si sono resi conto che le cose stanno cambiando, che anche le donne sono parte di questo mondo". Le loro giornate cominciano quando fuori c’è il silenzio della notte. "Iniziamo il turno alle 4,30 – raccontano –, sorvegliamo, pattugliamo. Se c’è qualcosa che non va lo segnaliamo al superiore, sarà poi lui a decidere cosa fare". Magari una multa se c’è qualcosa che non quadra in quella barca che appare e poi scompare tra i caneti. Per diventare guardie del mare a tutti gli effetti dovranno conseguire il decreto, dovranno avere anche il porto d’armi. Con gli occhi puntati ad un futuro in divisa. "Un lavoro che ci piace, tanto". Anche se non manca l’imprevisto. "A volte quando sei in mare il tempo cambia all’improvviso, dal sole in una manciata di minuti ti trovi tra le raffiche di vento". Le guarda e sorride Vadis Paesanti, vicepresidente Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna: "Sono il futuro, il nuovo che avanza nel mondo della pesca. Un mondo che sa cambiare".

Mario Bovenzi