"Antigone e il destino degli eroi"

La tragedia di Sofocle vista dal filosofo Cacciari. Ne parlerà domani, alle 20, al centro sociale ‘Il Parco’

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di Francesco Franchella

"Dura legge e dura prova, la cui necessità la parola tragica enuncia senza ombra di consolazione": quello tra diritto e giustizia, tra individuo e legge è un conflitto senza epilogo e talvolta a senso unico, giocato in un campo di battaglia in cui a spuntarla è quasi sempre la legge, anche a costo di sopraffare la libertà del singolo. Tema attualissimo, ben sintetizzato nel commento di Massimo Cacciari all’Antigone di Sofocle. La tragedia racconta di Antigone – sorella di Polinice, morto assediando Tebe e condannato da Creonte, sovrano della città, a non ricevere degna sepoltura – e della sua personale battaglia per rendere al fratello quel rito funebre che gli concederebbe la pace nell’aldilà. Cacciari ne parlerà domani sera, alle 20, al centro sociale ‘Il Parco’ (via Canapa 4, Ferrara), nell’ambito dell’evento gratuito ‘Le Ragioni di Creonte, Le Ragioni di Antigone’, organizzato dal Santuario del Poggetto, in collaborazione con Estense Music Academy.

Massimo Cacciari, quello di Antigone è una sorta di eroismo al femminile?

"Non come lo intendiamo noi. Quando noi parliamo di eroe, intendiamo qualcuno con una fortissima volontà, che ha degli scopi e che li persegue malgrado tutto e contro tutti. Gli eroi classici (Achille, Ulisse…) obbediscono al proprio destino, al proprio demone, che li porta ad agire. Quello di Antigone non è eroismo: è la sua physis, la sua natura, che le impone quel comportamento"

Nell’Antigone di Sofocle c’è molta umanità

"Certo che c’è umanità, che vuole che ci sia?"

Spesso nei licei si punta su questi concetti: umanità ed eroismo

"So bene come vengono interpretate le cose: in modo romanzesco. Dopo oltre due millenni, stiamo ancora leggendo Sofocle e interpretandolo. E menomale che ci sono interpretazioni un po’ diverse rispetto a quelle hollywoodiane"

E che cos’è l’Antigone per Massimo Cacciari?

"È uno dei testi della cultura classica che mi è più caro da sempre. È anche uno dei testi più commentati dai vari filosofi di tutte le epoche, che continua a essere letto, interpretato e goduto. L’Antigone di Sofocle è fondamentale per la nostra civiltà, perché pone la questione del rapporto tra il diritto positivo – le leggi scritte della città – e un’idea di giustizia che non è scritta dagli uomini, che non dovrebbe essere valutata come prodotto della nostra ragione, ma che è di natura divina. E qui si aprono questioni infinite sul rapporto tra diritto e giustizia, sui diritti dell’individuo da far valere nei confronti della legge. Temi attuali, trattati da Sofocle sub specie aeternitatis, ovvero al di là di questioni contingenti"

Il suo intervento di domani sarà incentrato su ‘Le Ragioni di Creonte, Le Ragioni di Antigone’. Significa guardare la tragedia da entrambi i punti di vista?

"Di solito si tende a banalizzare il conflitto, come se fosse un conflitto tra ragione e torto, tra il bene e il male. Ed è strano che da parte nostra si interpreti così l’Antigone, quando siamo i primi a far valere sempre i motivi del diritto positivo, a far valere molto di più la nostra cultura: la nostra cultura è molto più vicina alla figura di Creonte che a quella di Antigone. Mi pare evidente: Antigone rivendica la propria libertà e autonomia, rispetto alle leggi, al nomos della città. Si tratta della rivendicazione di una forma di libertà assolutamente personale: una cosa che noi calpestiamo continuamente".