Aperture domenicali a Ferrara, è caos. "Pochi guadagni per i piccoli negozi"

Le associazioni: "Benefici solo per la grande distribuzione"

Supermercati (foto repertorio)

Supermercati (foto repertorio)

Ferrara, 8 settembre 2018 - Un plauso corale, con una piccola avvertenza a margine, all’ipotesi di ridimensionare le aperture domenicali nel commercio. Specie nella grande distribuzione: «Siamo stati i primi, e forse gli unici, a promuovere una raccolta di firme, che all’epoca raccolse il consenso anche della Cei – esordisce Alessandro Osti, direttore Confesercenti –: dicevamo allora, e ripetiamo oggi, che la liberalizzazione avrebbe dato vantaggi solo a ipermercati e grosse catene, a scapito del commercio tradizionale, oltre che della qualità di vita e di lavoro degli addetti. Ferrara, dove la presenza della grande distribuzione è più massiccia che in altre città e province, ha pagato un prezzo salatissimo».

Ben venga dunque un passo indietro, concorda Davide Urban, direttore dell’Ascom: «Non siamo certo per la serrata – sorride –, basta tornare a una programmazione sensata, come di fatto avveniva anche a Ferrara sino a una quindicina d’anni fa». Molti ricordano gli accordi – e in qualche caso gli scontri – tra amministrazioni pubbliche, catene della grande distribuzione (all’epoca, essenzialmente la sola Coop Estense) e sindacati, per contingentare il numero delle aperture domenicali e festive: «Erano una decina l’anno – ricorda Massimo Zanirato, segretario generale della Uil –, legate a periodi particolari o eventi, alla stagionalità come nel caso della costa comacchiese, e persino basate su una sorta di zonizzazione delle aperture. In modo che il peso della grande distribuzione non schiacciasse, come in gran parte è invece avvenuto, il centro storico o peggio ancora i negozi del forese».

Tempi avanzati, se non completamente dimenticati: con il risultato di un’espansione sistemica delle grandi superfici di vendita che tuttavia, come nel film ‘Transformers’, ora si stanno quasi cannibalizzando fra loro. «La situazione è sotto gli occhi di tutti – riprende Zanirato della Uil –: le aperture domenicali e festive non hanno aumentato la produttività, né tanto meno incrementato il potere d’acquisto, che anzi è calato. Si è invece ampliato il ricorso al part time per gli addetti, i contratti sono stati riscritti al ribasso e la collocazione delle ore di lavoro è sempre meno definita».

Uniche ad avvantaggiarsi, ribadiscono Urban e Osti, «sono state le imprese della grande distribuzione, ma nel solo settore alimentare – affermano i direttori di Ascom e Confesercenti –, perché allargando lo sguardo, si vede che i negozi delle gallerie, e anche qualche catena extra alimentare, patiscono seri problemi. Per loro le aperture domenicali non rappresentano un vantaggio, ma determinano un incremento dei costi».

Senza considerare un altro punto nodale, quello della cosiddetta conciliazione fra i tempi di vita e di lavoro: «Le donne, anche a Ferrara, hanno risentito maggiormente dell’esplosione indiscriminata delle aperture domenicali – conclude Zanirato della Uil –: ora non significa essere talebani e tornare all’oscurantismo, ma riprendere la programmazione». La città d’arte, anche nell’ipotesi del governo, manterrà precise facoltà autorizzative, la vocazione turistica continuerà a valere. «Il provvedimento, se verrà portato a buon fine – salutano Osti e Urban – non ripristinerà il commercio tradizionale come lo conoscevamo, ma fungerà da riequilibrio».