FERRARA
Circoli ‘tradizionali’ aperti, ma con meno frequentatori del solito perché gli anziani hanno timore ad andarci per via del coronavirus; circoli ‘giovanili’ che ancora non possono riaprire a causa delle misure di sicurezza imposte dal nuovo dpcm del governo; circoli aziendali che non riescono a ripartire. L’Associazione ricreativa e culturale italiana (Arci) in Emilia-Romagna sta affrontando "una crisi senza precedenti" che rischia anche di cancellare definitivamente l’esistenza di alcuni spazi, "spesso rimasti gli unici presidi sociali sul territorio". Tra i circoli colpiti dall’emergenza ce ne sono anche diversi ferraresi, tra cui il Renfe e il Bolognesi.
"Sono quelli con difficoltà più grandi perché molte attività, dalla musica live al ballo, non si possono fare. In quei luoghi abitudine vuole che si vada tardi, e l’obbligo di chiusura alle 23 o alle 24 significa non poter fare attività. Senza considerare che questi circoli sono quelli che di solito pagano affitti più alti", dice Massimo Maisto, ex assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, ora presidente Arci Emilia-Romagna. In ogni caso, non si sta con le mani in mano.
Il Bolognesi, ad esempio "ha iniziato a ospitare presentazioni di libri, e anche se non porta grande valore dal punto di vista economico è giusto dire ‘noi ci siamo’". Così come a Bologna sta facendo l’associazione Senzaspine che gestisce il Mercato Sonato, ripartito con corsi ed eventi, anche se con capienza dimezzata dei posti, passati da 150 paganti a 60 ingressi appena. Maisto sottolinea che "il messaggio di Arci non vuole essere disperato" bensì un invito ai circoli ad organizzare comunque attività anche se è difficile, perché ci si ‘ferma’ oggi per "ripartire il prossimo anno", un po’ come se fosse una sorta di "Arci Pride – scherza Maisto in conclusione – siamo una realtà solida e anche queste volta ce la faremo".