Argentieri: "Ho relazionato a Roma Nodo da sciogliere entro le feste"

L’inquilino di palazzo Giulio d’Este: "Ora confronto col ministero dell’Interno"

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"Ora è tempo di tirare le fila sulla vicenda Arquà. E prima la si risolve, meglio è". La questione è spinosa e da ormai dieci giorni il prefetto Rinaldo Argentieri è bersagliato da lettere e appelli provenienti da tutti i fronti dell’agone politico. Il nodo è il ritorno di Rossella Arquà in Consiglio comunale dopo la sentenza del Consiglio di Stato che dichiara illegittime le sue dimissioni, rassegnate dopo la notizia dell’inchiesta che la vede indagata per le lettere minatorie inviate al vicesindaco Nicola Lodi e a se stessa. Dopo l’incontro di ieri con i capigruppo di minoranza, il rappresentante del governo in città ha tra le mani tutti i tasselli del puzzle. Un quadro che ora dovrà essere ricomposto sui tavoli del ministero dell’Interno, per arrivare finalmente a risolvere il rebus che sta facendo perdere il sonno a molti in cima allo scalone municipale. "L’incontro di oggi (ieri, ndr) è stato utile perché è doveroso sentire tutte le campane riguardo a una questione che investe il Consiglio comunale – ha detto il prefetto – . Ora si tratta di tirare le fila. Sono in contatto con Roma, ho rappresentato nel dettaglio e in modo completo il profilo della situazione".

Ma, in concreto, che cosa può fare un prefetto per venire a capo di questo pasticciaccio?

"Una sentenza del Consiglio di Stato – puntualizza Argentieri – va attuata. E questo non lo deve dire il prefetto, ma è nell’ordine delle cose. Non mi risulta che il Comune intenda non ottemperare a quello che è l’Abc del diritto amministrativo. Viene però posto un problema di forte opportunità o di grave inopportunità della partecipazione di Arquà ai lavori del Consiglio. È doveroso da parte mia prendere in considerazione questa situazione". Esiste poi uno strumento giuridico che potrebbe entrare in campo, nel caso fosse ritenuto adatto a dirimere il garbuglio: l’articolo 142 del Testo unico degli enti locali che prevede la rimozione o sospensione in alcuni casi degli organi del Comune. "È una norma molto seria – precisa il prefetto – e da ponderare molto bene perché va a incidere sul diritto di una persona a svolgere una funzione pubblica elettiva. E questa è una decisione che non compete al prefetto in solitudine, ma serve un confronto con il ministero dell’Interno". Per quanto riguarda i tempi per uscire dalle secche dell’affaire Arquà, Argentieri non ha dubbi. "Senza girarci intorno, prima si risolve e meglio è, nell’interesse del buon andamento del Consiglio comunale. Le feste le santificheremo – conclude – con il problema già alle spalle".

Federico Malavasi