Ariosto imbrattato, pugno di ferro per i vandali

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Gentile Lettore

La statua dell’Ariosto è un simbolo della città e fa male vedere i segni della mancanza di rispetto per la nostra storia impressi sul marmo. Non è la prima volta, la previsione amara è che non sarà l’ultima perché – come disse a più riprese il grande Albertone – la madre dei cretini è sempre incinta. Ed è in buona compagnia. Lungo l’elenco dei monumenti finiti nel mirino dei vandali, delle città storiche che hanno pagato un dazio pesantissimo. Tra turisti che si tuffano nei canali di Venezia – con una vocazione al suicidio – o si lavano la faccia e non solo nella fontana di Trevi a Roma, il fenomeno non conosce latitudini, facce e pance. La scintilla? Spesso la voglia di provocare, che alla fine suscita solo pena leggendo quelle scritte che un senso non ce l’hanno. A volte chi prende bomboletta e gessetti è armato semplicemente dalla noia, in una notte a zonzo nel silenzio della città si mette a imbrattare monumenti. Giusta la richiesta di rendere più severe le pene, che comunque ci sono già. Il miglior rimedio è affidato all’educazione, al senso civico che è merce rara. La proposta di recintare la statua è tutta da valutare. E’ un rimedio, ma rischia di sembrare anche una resa. Con l’Ariosto in gabbia.