"Armi, il Comune discrimina un vigile urbano obiettore"

La sentenza del tribunale del Lavoro a seguito del ricorso promosso dall’agente. Vitali (Fp-Cgil): "Pronunciamento storico". Zagatti: "Un clima preoccupante"

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di Federico Di Bisceglie

Una condanna per il "carattere discriminatorio della condotta del Comune di Ferrara". La sentenza del giudice del lavoro lascia poco spazio all’interpretazione. La vicenda è legata al ricorso presentato dall’agente della Polizia Locale che, da obiettore di coscienza, si è visto trasferito dal servizio ’esterno’ alla centrale operativa. Questo trasferimento ha comportato però la perdita dell’indennità pari a 9 euro al giorno. Cifra che, ora, il Comune sarà costretto a risarcire. Un pronunciamento, quello del giudice, particolarmente apprezzato dall’Fp-Cgil, che ha assistito il ricorrente. "Si tratta di una sentenza importantissima nell’ottica della tutela dei lavoratori – così Natale Vitali, segretario della Funzione Pubblica – . Il Comune, secondo il tribunale, ha compiuto sia una discriminazione diretta, nei confronti del ricorrente, in quanto obiettore di coscienza, sia indiretta per una questione di genere, verso le agenti donne". Nella sentenza della giudice del lavoro, si legge che "è significativo il numero di dipendenti di sesso femminile che, in quanto non chiamate alla leva, non hanno avuto occasione di esprimere obiezione di coscienza in materia di porto delle armi". Questo passaggio del dispositivo, corrobora la versione di Vitali che, in qualche modo, replica al sindacalista Luca Falcitano (Cse - Flpl) che, in un video, aveva sostenuto l’infondatezza degli argomenti a sostegno del ricorso presentato dalla Cgil. "Forse – chiude Vitali – era Falcitano che, allora, si sbagliava". La pensa così anche Silvia Pivetti, Fp-Cgil, che fa presente un aspetto non secondario che serve a inquadrare ancor meglio la vicenda. "A oggi – dice – il Comune non ha individuato dei servizi per la Polizia Locale per i quali sia obbligatorio il porto dell’arma. Con questo pronunciamento, il giudice ha restituito al lavoratore ricorrente la possibilità di tornare a svolgere il servizio che svolgeva anche in precedenza, all’esterno". Con la relativa indennità. Tra le altre cose, la giudice ha condannato l’ente a pagare cinquemila euro alla Cgil. Ma non è l’aspetto pecuniario che interessa al sindacato.

Bensì ciò che emerge dalla decisione del tribunale: "La cifra di questa amministrazione, è la discriminazione". Le scandisce lentamente le parole, come a fissarle nella mente di chi lo ascolta. Il segretario generale della Cgil Cristiano Zagatti, non ha dubbi: "Questa è la terza sentenza che condanna il Comune per un comportamento discriminatorio – così il segretario della Cgil – . Peraltro, differentemente dal passato, il caso in questione riguarda un lavoratore italiano. Ferrarese, anzi, ferraresissimo". Zagatti si dice "preoccupato" per questo modus operandi che "rischia di portare il Comune a essere sempre più isolato. La conseguenza è che questo isolazionismo possa nuocere a tutto il territorio, anche in ottica del Pnrr". Su questo ultimo punto, volutamente, Zagatti non indugia oltre. Si lascia andare solo a una conclusione: "Ci vuole coraggio – chiosa – a essere lavoratori discriminati e a denunciare le ingiustizie".