Artemisia Ferrara: il vermouth batte il Covid

In via della Luna aperto un inedito locale che punta sulla tradizione italiana. E che lancia un prodotto tutto ferrarese: "Un’avventura familiare decisa durante il lockdown"

Matteo Brondi e il figlio Antonio nel nuovo locale aperto in via della Luna

Matteo Brondi e il figlio Antonio nel nuovo locale aperto in via della Luna

Ferrara, 11 gennaio 2021 - Dolce, dai toni floreali, poi ecco emergere dei tocchi agrumati e infine eccolo lì che arriva, il sapore amaricante. Una foto in bianco e nero, scattata in Portogallo, si staglia sulla parete rosso vermut. O vermouth se si preferisce la grafia francese, o ancora vèrmot se parliamo in piemontese: il pensiero ai bicchierini nella casa dei nonni, tenuti nella credenza per le buone occasioni. E, i nonni lo sanno, c’è sempre una buona occasione per strappare un bicchiere alla credenza, sia esso Martini, Cocchi, Carpano e chi più ne ha, più ne metta. Torino, per molto tempo, ne è stato il cuore. Il vino aromatizzato, fu creato proprio nella capitale piemontese, sul finire del ‘700, da Antonio Benedetto Carpano, che scelse questo nome – vermut – riadattando dal tedesco il nome dell’artemisia, una delle piante che dà aroma e corpo al vermut. E Artemisia è il nuovo locale aperto all’incrocio tra via della Luna e via Frizzi. Certo, negli ultimi anni di locali che propongono cocktail e drink più sofisticati ce ne sono anche a Ferrara, e stanno contribuendo a una nuova estetica del centro.

Ma Artemisia è la prima nel suo genere: qui si beve solo (o quasi) ciò che per base ha il vermut. Matteo Brondi, con i figli Emma (21 anni) e Antonio (17) ha messo in piedi questo nuovo progetto di vita. E se qualcuno al bancone di Artemisia chiede un gin tonic? "Lo possiamo fare, ma l’idea è quella di far scoprire o riscoprire il vermut, e creare un locale per gli amanti del genere. Un posto volutamente fuori dal viavai, dove prendersi un attimo di qualità, tutto da gustare. Niente caffè, birra o spritz, proprio per far conoscere invece le infinite possibilità di un Americano, di un Milano-Torino, e di tutti gli altri cocktail a base di vermut. Oltre alla degustazione di vermouth, offriamo vini fortificati, passiti e distillati abbinati a cibi del territorio". Come è nata l’idea di aprire una vermuteria? "Nasce da una passione. Io sono un progettista meccanico, ma mi sono diplomato come sommelier due anni fa con Ais Ferrara. Il vermut l’ho scoperto studiando i vini fortificati: un mondo incredibile.

L’idea è partita anni fa, durante un viaggio in Portogallo. Tornato a casa, ho contattato Fulvio Piccinino, il numero uno tra gli esperti di vermut in Italia. A Torino, con lui, abbiamo fatto ‘un’esperienza vermut’. Abbiamo dato tutte le essenze e provato a creare sei tipi diversi di vermut, due io, due mio figlio e due un mio amico esperto di whisky". Quale ha avuto la meglio? "Quello creato da mio figlio, che ha un naso incredibile. Si chiama Ambrato Brondi ed è il primo vermut di famiglia, la prima produzione consta di 372 bottiglie. Ci sono voluti due, tre mesi per affinarsi in bottiglia. L’etichetta l’ha disegnata Emma". Old but good: dalla credenza del nonno al locale di tendenza. Il vermut è tornato di moda? "Negli anni Novanta ha avuto un declino, ora riparte alla grande. Sono tantissime le aziende che fanno vino e che hanno deciso di proporre una loro linea di vermut". Artemisia coinvolge tutta la famiglia.

Qual è l a sfida, oltre a quella di aprire in pieno lockdown? "Dietro c’è una storia di famiglia. A marzo eravamo un po’ titubanti, per via del lockdown. Poi siamo partiti. Con questo progetto abbiamo vinto anche un bando della Regione per il ripopolamento dei centri storici colpiti dal sisma. La sfida è far conoscere il vermut e i prodotti di qualità. Nel tempo vorremmo diventasse un posto di ritrovo, un luogo dove stare bene e dove ospitare le mostre di giovani artisti ferraresi. Siamo aperti il giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 18, fino alle 20 lavoriamo con l’asporto, ma in tempi ‘normali’ apriremo dalle 18 alle 22".