Assolto per non aver commesso il fatto. E’ la sentenza che il Tribunale di Ferrara in composizione collegiale (presidente giudice Piera Tassoni) ha emesso ieri nei confronti di un giovane uomo che era finito a processo con l’accusa di violenza sessuale nei confronti della ex compagna e madre dei suoi figli.
Una storia complessa, molto delicata, che si è dipanata nella reale forme, anno dopo anno. Partendo da una denuncia per maltrattamenti che la ex compagna ha presentato nei confronti dell’imputato – per cui lui ha già patteggiato la pena – per poi giungere durante una testimonianza nell’ambito del primo processo, a dichiarare che dal 2017 aveva dovuto subire ripetutamente violenze sessuali, rapporti non consenzienti, che le venivano imposti con la violenza.
"Mi tappava la bocca", "Mi dava cazzotti nella testa" e anche "alcune volte tenevo la piccolina con me, perché sapevo che in quel caso non mi faceva nulla". Una storia di degrado che in fase di indagine aveva portato il pubblico ministero Andrea Maggioni a chiedere la misura cautelare nei confronti dell’uomo.
Ma ieri, pur riconoscendo il comportamento "non certo urbano dell’uomo – ha sottolineato il pm – abituato a modi rudi, peraltro assumendosene la responsabilità, con il patteggiamento", ha spiegato come le ’tardive’ accuse di violenza sessuale si sono incastrate nell’ambito di una tesa causa per l’assegnazione dei figli, non abbiano trovato riscontro nei fatti e siano state strenuamente negate dall’uomo.
"Viene da chiederci – ha sottolineato il pm – perché queste accuse non siano state formalizzate al momento della denuncia per maltrattamenti". Lo stesso magistrato, al termine della requisitoria, ha quindi chiesto lui stesso l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Cui si è accodata la legale dell’imputato, sottolineando come la denuncia di violenza sessuale sia stata strumentale alla battaglia per l’affidamento dei figli.
Di altra convinzione la legale della parte civile, che invece ha sottolineato come i racconti delle violenze sessuali siano concordanti e "corrispondenti alla realtà". Quindi credibili. Dopo una camera di consiglio di poco più di un’ora, il Collegio ha assolto l’uomo. Il suo legale aveva chiesto anche la trasmissione degli atti alla procura per indagare la donna per calunnia e falsa testimonianza.