Una data che in tanti non dimenticheranno mai, il 22 luglio del 2023. Una grandinata – i chicchi come palline da tennis – distrugge i tetti delle case, i vetri delle aziende e quelli delle auto. Migliaia di persone si trovano a piedi. E’ una corsa per riparare parabrezza, lunotti, finestrini. La gente si mette in coda davanti agli uffici e al capannone di Carglass che è costretta per rispondere alle richieste ad aumentare il numero di dipendenti. Che hanno finito di riparare e sostituire vetri l’altro giorno, quasi quattro mesi di lavoro. Cosimo Maggio, un dipendente, fa un bilancio di un periodo con giornate che non finivano mai – fino a dieci ore di lavoro –, il pranzo un panino veloce in azienda. "Ogni giorno, da quella data, abbiamo sostituito i vetri di una quarantina di veicoli, abbiamo lavorato anche sabato mattina", spiega, lui che in 23 anni non aveva mai visto uno scenario del genere, orizzonte post-bellico con mezzi accartocciati, persone in lacrime perché senza macchina dalla mattina alla sera è un terno al lotto riuscire ad arrivare in ufficio o in fabbrica. I conti sono presto fatti, 40 veicoli al giorno per tre mesi – calcolo per difetto – equivale a 3600 auto e camion con i vetri in frantumi passati dalle mani di Sergio Fedorov, Nicholas Mistroni, Cosimo Maggio e Emanuel Porru, tutti dipendenti della multinazionale Carglass. "In tanti si sono rivolti a noi, garantiamo un servizio veloce. Era quello che la maggior parte della gente chiedeva, volevano la loro auto nel più breve tempo possibile. Senza vetro non cammini".
m. b.