La riforma Calderoli sull’autonomia differenziata potrebbe avere conseguenze anche sulla sanità regionale e quindi ferrarese. È quanto emerge dall’analisi di Gino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe. Al tema è
dedicato il dibattito di stasera alla Festa dell’Unita di Pontelagoscuro (alle 21) con Cartabellotta e Paolo Calvano, assessore regionale al bilancio.
Presidente, cosa cambierebbe per il cittadino-paziente-contribuente nell’accesso alle cure?
"L’autonomia differenziata in sanità, se non ben bilanciata, rischia di accentuare le disuguaglianze regionali. La maggiore autonomia in termini di contrattazione del personale provocherà una fuga dei professionisti sanitari verso le regioni più ricche. Le maggiori autonomie sul
sistema tariffario, di rimborso, remunerazione e compartecipazione rischiano di lasciare che i sistemi sanitari regionali seguano regole proprie, sganciate anche da un monitoraggio nazionale, agevolando l’avanzata del
privato. Una situazione che acuirà i problemi attuali dei cittadini, soprattutto del Mezzogiorno: dagli interminabili tempi di attesa per una prestazione sanitaria o visita specialistica all’impoverimento delle famiglie sino alla rinuncia alle cure".
Ferrara-Emilia Romagna, la sanità ancora funziona. Perché la riforma dovrebbe spaventare?
"Potrebbe determinare un sovraccarico di pazienti provenienti da regioni indebolite dall’autonomia. Un effetto boomerang conseguente alla migrazione sanitaria dal Centro-Sud. Sarebbero sotto pressione i servizi sanitari locali, si ridurrebbe la possibilità dei residenti di accedere a servizi e prestazioni sanitarie, che non possono essere
aumentati in maniera illimitata. Il voto di Gimbe alla sanità dell’Emilia Romagna?
"La regione si distingue positivamente per efficienza e qualità dei servizi sanitari, ma non è esente da criticità perché il definanziamento del Ssn ha colpito anche qui. Un voto? Otto pieno, ma è necessario mantenere alta
l’attenzione sulle liste d’attesa e sul personale sanitario. Il Ssr dell’Emilia-Romagna prevede l’erogazione di circa 3 milioni di prestazioni per il 2024, ma senza introdurre misure per ridurre la domanda inappropriata potrebbero non essere sufficienti per soddisfare bisogni di salute reali. E bisogna puntare sul potenziamento del personale sanitario, aumentando l’attrattività del Ssn per tutti i professionisti sanitari e pianificando il ricambio generazionale dovuto ai pensionamenti".
Camilla Ghedini