Ferrara, avvelena la madre: la confessione. "L'ho uccisa io"

Sara Corcione ieri ha ribadito la versione sull’omicidio di Sonia Diolaiti. Riserva del gip sulla detenzione

Sara Corcione davanti al giudice

Sara Corcione davanti al giudice

Ferrara, 3 agosto 2022 - Non ha mai abbassato lo sguardo davanti all’obiettivo della macchina fotografica che la stava fotografando. Sara Corcione, la trentottenne accusata di avere ucciso la madre Sonia Diolaiti con un veleno, a meno di tre giorni dall’arresto ieri mattina è tornata in città per l’interrogatorio di garanzia e convalida dell’arresto disposto dal pubblico ministero Lisa Busato, che sta indagando sul matricidio di via Ortigara.

Corcione, che ha confessato "di non stare bene in carcere", assista dal suo legale, l’avvocato Gianni Ricciuti, ha risposto alle domande del giudice Danilo Russo e del pm Busato ripercorrendo quanto già raccontato nel lungo interrogatorio seguito alla scoperta del cadavere della madre, nella notte tra venerdì e sabato scorsi.

Senza esitazioni, pur con episodi al limite del credibile, Corcione ha confermato di essersi procurata su internet la sostanza nociva (nitrato o nitrito di sodio, poca è la differenza: entrambi possono causare la morte che avviene per mancanza di ossigeno nel sangue e quindi per asfissia) che solo le analisi tossicologiche chiariranno meglio il titpo e poi, approfittando, di un momento di assenza o distrazione della madre, ha inserito la sostanza in una bottiglietta di tè che la madre era solita bere. Poi di essersi disinteressata di quando sarebbe avvenuto il decesso. Almeno questa la versione fornita durante l’interrogatorio: di avere continuato con la sua vita quotidiana, sapendo che prima o poi sarebbe accaduto. Il tutto dopo uno studio approfondito della sostanza acquistata e degli effetti che provocava.

Il movente, come va ripetendo dal momento dell’arresto, è il profondo rancore che nutriva da anni, praticamente dall’adolescenza, per la genitrice, dalla quale per sua stessa ammissione si sentiva "perseguitata". In più di un’occasione con i pochi conoscenti con i quali si è confidata negli anni, aveva espresso il desiderio di "volere un’altra madre".

Situazione degenerata dopo la morte nel 2018 dell’adorato padre Stefano Corcione, stimato medico dell’ospedale Sant’Anna. Tutto questo è stato ripercorso durante l’interrogatorio di ieri, al termine del quale , il gip Russo si è riservato la decisione su convalida dell’arresto (su cui non dovrebbero esserci dubbi) e tipo di misura cautelare. Sembra improbabile, allo stato, almeno fino a quando non viene certificato un vizio anche parziale di mente della trentottenne, che possa essere modificata la custodia cautelare in carcere per Corcione.

Per questo, quindi, saranno accelerati i tempi di esecuzione della perizia psichiatrica, non più in sede di incidente probatorio, ma disposta dal pubblico ministero. Per valutare le condizioni psichiche di Corcione prima e al momento dell’omicidio da lei stessa confessato. Al termine dell’udienza di ieri, la trentottenne è stata riportata in carcere a Bologna. Nessuna comparizione, fino a ieri, di parti offese. Cioè dei parenti della vittima. Pare infatti che i congiunti diretti, due fratelli di Sonia Diolaiti non si siano presentati direttamente, né tramite un proprio legale neanche al conferimento dell’incarico per l’autopsia.