"Aziende straniere, passo indietro Hanno paura d’investire da noi"

L’analisi di Cna e Confartigianato: "Situazione di stallo, guerra e rincari hanno gelato la ripresa"

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Una frenata su quella che doveva essere la ripresa, una situazione di stallo che se non ha portato alla fuga di imprese straniere dalla nostra provincia – almeno per il momento – ha assestato una brusca frenata a quelli che in alcuni casi erano sbarchi (economici) già annunciati e programmati. Diego Benatti, direttore della Cna, illustra quello che sta avvenendo ormai da alcuni mesi con una serie di cifre. "Su un totale di 6mila imprenditori iscritti – precisa – gli stranieri sono 230, di questi 140 uomini e 90 donne. I Paesi più rappresentati nella nostra provincia sono l’Albania (60 imprenditori) e la Romania (40), segue la Moldavia con 20. La maggior parte opera in città nei settori dell’agroalimentare e delle costruzioni". Questione arrivi. "Semplicemente non ce ne sono più – riprende – due anni di pandemia, la guerra in Ucraina, il caro energia. Nessuno ha il coraggio adesso di andare in un altro paese per fare impresa. In questo momento chi ha un’attività cerca di reggere. I costi di gas e luce mettono in difficoltà tutti. E’ tra l’altro fondamentale valorizzare l’arrivo e la presenza degli stranieri perché con le loro aziende creano occupazione in settori dove ormai gli italiani non ci sono più. Non possiamo non aprire una parentesi sul fisco, una malattia storica del nostro paese. Una miscela esplosiva se ci aggiungiamo l’alto costo del lavoro e le normative sempre più vecchie e farraginose". A denunciare la situazione di stallo dell’economia e lo stop di nuove imprese dall’estero sul territorio è anche Riccardo Mantovani, funzionario di Confartigianato dove ricopre le cariche di vicesegretario e di responsabile delle relazioni sindacali. "Sono da sempre un ottimista incallito – sottolinea –, ma se non termina il conflitto e non si mette la parola fine alla speculazione che ha portato al boom dei costi delle materie prime, perché di speculazione si tratta, rischiamo di trovarci davanti uno scenario a tinte scure. I segnali positivi di alcuni mesi fa quando si stava avviando la ripresa non ci sono più. Mi metto nei panni di un imprenditore – prosegue –. Io in questo momento starei alla finestra, a guardare la corrente. Starei fermo". Tradotto, non ci sono aziende che si affacciano oltre i confini per tentare avventure all’estero. Anzi. Anche se non è possibile dare ancora numeri precisi – gli effetti si vedranno più avanti – chi trovava conveniente il nostro mercato ha fatto le valigie ed è tornato a casa. Qualcuno è andato via, ma a causa di effetti che sono legati a situazioni di qualche tempo fa. "E’ venuta meno la convenienza che avevano – precisa –. Ma si tratta di numeri limitati e legati ad altre dinamiche. In questo momento il quadro si può descrivere con una metafora, l’acqua dell’economia è ferma".

Mario Bovenzi