"B&b, camere vuote e prospettive incerte"

Filippo Orlandini della ’Locanda Borgonuovo’: "Siamo letteralmente stesi, molti operatori del settore pensano di riconvertirsi"

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di Matteo Langone

Non solo gli hotel. La crisi del settore ricettivo sta investendo, pesantemente, anche il mondo dei bed and breakfast. "Alcuni gestori hanno chiuso le loro strutture temporaneamente, altri addirittura stanno pensando di cambiare mestiere". Il grido d’allarme arriva da Filippo Orlandini, titolare della Locanda Borgonuovo di via Cairoli, nonché presidente di ‘Ospitalità estense’.

Orlandini, com’è la situazione?

"Il nostro lavoro, causa pandemia, si è praticamente azzerato. Non riceviamo più turisti e sono crollate anche le presenze business, data l’assenza di convegni, fiere e meeting di lavoro. Fino a prima dell’arrivo del Covid-19 avevamo come clienti anche i professori universitari e gli stessi studenti: adesso anche quell’ambito procede da casa, tramite la didattica a distanza e le lezioni online".

Rispetto al primo lockdown, qualcosa è comunque migliorato?

"Non direi. In primavera chiudemmo del tutto, ma poi ci fu la speranza di poter ripartire. Fu un grande sacrificio che, però, non pagò. In estate la gente, una volta ‘libera’, scelse di andare al mare o in montagna: le città d’arte, come Ferrara, furono penalizzate anche e soprattutto perché molti musei avevano gli ingressi contingentati. Adesso forse è anche peggio, perché non è possibile vivere alcun aspetto della città. Al di là dei musei chiusi, un ospite che va in un bed & breakfast poi non sa, ad esempio, dove mangiare con i ristoranti che non possono far sedere i clienti".

E quindi?

"Quindi molte strutture hanno deciso di chiudere temporaneamente. Ma conosco anche gestori che stanno seriamente pensando ad alternative: dire addio al proprio B&B e reinventarsi. Sa, per vivere bisogna pur guadagnare in qualche modo..."

Ristori al settore ne sono arrivati?

"Poco o nulla. I contributi sono decisamente bassi. Nei casi migliori, si parla di circa 5mila euro in un anno. E’ una cifra irrisoria, anche perché poi ci sono comunque da pagare tutte le tasse. Non c’è margine sotto quel punto di vista".

Ora, però, il vaccino è una realtà. Questo vi può dare un po’ di speranza?

"E’ un tema molto complesso, perché entra in gioco tutto il mondo. Ci sono nazioni che sono messe peggio di noi, quindi anche in caso di una buona riuscita della campagna vaccinale, servirà attendere affinché i viaggi tra i vari Paesi ricomincino. Si parla di settembre, ma io temo che ci vorrà anche più tempo".

Proiettiamoci un attimo nel futuro e immaginiamo un ritorno alla normalità. La gente, secondo lei, preferirà alloggiare nei grandi hotel o nei bed & breakfast?

"E’ una bella domanda. Dal punto di vista della sicurezza sanitaria, forse in un primo momento il mondo dei B&B avrà maggiori vantaggi perché nelle nostre strutture ci sono meno spazi comuni e meno ospiti, quindi inferiori possibilità di contatto tra le persone. Ma forse cambierà anche la tipologia del viaggiatore medio".

Cioè?

"Innanzitutto si potrà permettere di viaggiare solo chi ha mantenuto un lavoro e che quindi ha le disponibilità economiche per spostarsi. E, in seconda battuta, penso che molti imprenditori non affronteranno le vacanze: dopo un anno di chiusura totale, si vorrà lavorare per provare a riguadagnare quanto perso. A mio avviso, insomma, c’è il rischio che la vera crisi arrivi solamente a fine pandemia: solo in quel momento capiremo davvero come siamo messi a livello nazionale e globale".