Ferrara, costrinse la baby sitter a spogliarsi davanti al figliolo

L’uomo ha chiesto il processo in rito abbreviato. Nel pc aveva foto pedopornografiche

Delle indagini si sono occupati gli agenti della polizia postale (foto d’archivio)

Delle indagini si sono occupati gli agenti della polizia postale (foto d’archivio)

Ferrara, 24 maggio 2022 - Ha convinto la ragazzina che lo aiutava come baby sitter – all’epoca non ancora quindicenne – a fare uno spogliarello di fronte al figlio in età da asilo nido, peraltro mentre lui filmava tutto. Ma i guai giudiziari per l’uomo – un ultracinquantenne tutt’ora in custodia cautelare in carcere – si sono amplificati quando gli inquirenti hanno dato un’occhiata ai suoi dispositivi informatici, trovando al loro interno una notevole mole di materiale pedo-pornografico tra video e fotografie tra cui anche quelli prodotti ritraendo la baby sitter senza veli in presenza del figlioletto. Per quanto accaduto tra l’estate e l’autunno dell’anno scorso tra l’Anconetano, dove l’uomo in quel momento si trovava in vacanza con il piccolo e la baby sitter, e il Ferrarese, dove aveva la disponibilità di un alloggio, la procura di Bologna, incaricata alla luce della competenza sul reato delineato, ha chiuso l’indagine contestando sia la corruzione di minorenni che la detenzione (e produzione) di materiale pedo-pornografico aggravata dalla ingente quantità.

All’iniziale giudizio immediato, è seguita la richiesta della difesa (avvocato Gabriele Bordoni) per un rito abbreviato: per questo motivo le parti si ritroveranno a metà settimana davanti al gip bolognese. In quella sede la madre del bambino nonché ex compagna dell’imputato è pronta a costituirsi parte civile con l’avvocato Nicola Casadio. La loro situazione familiare negli ultimi tempi era monitorata dai servizi sociali competenti: non a caso una relazione sulla vicenda figura nel fascicolo delle fonti di prova assieme alla consulenza tecnica informatica eseguita sia sul materiale sequestrato all’uomo che sul telefonino della baby sitter, alle informative di polizia e carabinieri e agli interrogatori dell’indagato e della ragazzina.

Secondo quanto ricostruito dal pm Manuela Cavallo, il 23 novembre scorso sugli hard disk dell’accusato erano state trovate quasi 14mila foto e più di 250 video di natura pedo-pornografica. Materiale – come hanno annotato gli inquirenti nelle carte del faldone – "accuratamente catalogato in cartelle" a seconda dell’età dei minori ritratti: "1Y, 2Y, 3Y etc", ovvero uno, due o tre anni e così via. A quegli archivi, ci erano giunti in seguito a un dissidio familiare alla luce del quale la donna si era fatta avanti per chiedere chiarimenti sul comportamento dell’ex. E da lì, grazie alle immagini, a ritroso gli investigatori erano arrivati a ricostruire quanto accaduto il 24 agosto precedente durante la vacanza marchigiana.

L’indagato nel corso del conseguente interrogatorio era apparso confuso: aveva chiesto un supporto psicologico riferendo in buona sostanza di sentirsi intimamente come un adolescente di 15-16 anni.