Caporalato e badanti: “Famiglie abbandonate. Così diventano preda di chi se ne approfitta”

Marchetti (Nadiya): “Condanniamo chi abusa del bisogno altrui. Servono maggiori controlli sulle cooperative nate negli ultimi anni. Anziani e invalidi devono essere una questione sociale, non personale”

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L’indagine è stata condotta dai carabinieri (foto di repertorio)

Ferrara, 24 agosto 2024 – Condanniamo duramente chi specula sul lavoro, approfittando delle situazioni di bisogno e della capacità linguistica”.

Roberto Marchetti, responsabile dell’associazione Nadiya che si occupa di assistere donne – soprattutto badati dell’Est – che si trovano in situazione di difficoltà economica o per problemi di salute, commenta con parole severe l’esito dell’operazione dei carabinieri che ha portato all’arresto di tre persone per un presunto giro di caporalato nel mondo dell’assistenza domiciliare. Al di là dello stigma nei confronti di chi “approfitta della debolezza altrui”, Marchetti spende qualche riflessione sul mondo dell’assistenza e delle badanti, segnalandone alcune criticità.

L’anziano o l’invalido – spiega – dovrebbero essere percepiti dalla popolazione come un problema sociale e non personale. Invece c’è la tendenza a scaricare la responsabilità sulle famiglie le quali, spesso per ragioni di urgenza legate a problemi immediati, si affidano al passaparola, finendo magari nelle grinfie di chi non opera correttamente. A mio avviso serve una volontà sociale e politica che parta del presupposto che le famiglie con anziani o invalidi non debbano essere lasciate sole. Occorre, al contrario, una presa in carico da parte della comunità”. Fondamentale, sempre in quest’ottica, la formazione e preparazione delle assistenti domiciliari, aspetto che invece spesso mancava nel ‘sistema’ scoperto dai carabinieri.

“La domiciliarità – prosegue Marchetti – andrebbe seguita con selezione del personale e corsi di formazione. Come Associazione Nadiya qualche piccolo passo in questa direzione lo abbiamo fatto, con corsi di aggiornamento su come trattare l’allettato, lezioni di cucina ferrarese e scuola di lingua italiana”. Ultimo, ma non per importanza, secondo il responsabile dell’associazione servirebbero controlli approfonditi sul settore, in particolare “sulle agenzie nate negli ultimi dieci anni e che gestiscono il personale destinato all’assistenza”.

L’operazione dei carabinieri di Bologna – condotta in collaborazione con i colleghi di Ferrara, Reggio Emilia e del Nucleo tutela del lavoro – ha eseguito tre custodie cautelari in carcere a carico di Hakima El Abbi, 45enne marocchina, e i fratelli Giuseppa e Fabio De Falco, lui 49 e lei 57 anni, entrambi residenti a Ferrara. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita, allo sfruttamento del lavoro e alle truffe. Secondo le accuse, il gruppo aveva messo in piedi un ’sistema’ di reclutamento della badanti facendo leva sul loro stato di bisogno e sulla scarsa conoscenza dell’italiano per poi mandarle a lavorare a casa di anziani o invalidi senza alcuna preparazione, con ritmi insostenibili e con paghe non sempre garantite. L’inchiesta, partita dalla denuncia di una cliente, ha permesso di ricostruire diciotto casi di presunto sfruttamento.