Ferrara, i genitori della bimba nata morta. "Cartella clinica falsificata"

Il giudice archivia. La famiglia: "E' sparito anche il cordone ombelicale. Sono necessarie nuove indagini"

Antonino Esposito e Francesca Cazzato, papà e mamma di Nicole

Antonino Esposito e Francesca Cazzato, papà e mamma di Nicole

Ferrara, 27 dicembre 2017 - Dubbi su una cartella clinica, un pezzo di cordone ombelicale «sparito nel nulla» e una firma «fantasma». Troppe anomalie, secondo Antonino Esposito e Francesca Cazzato, papà e mamma di Nicole, bimba nata morta nell’estate del 2016 all’ospedale di Cento, per arrendersi all’archiviazione del procedimento penale aperto nei confronti dei sanitari che avevano in cura la donna.

Per questa ragione i genitori, assistiti in questa battaglia dall’avvocato Gisella Rossi, si sono mossi su due fronti. Il primo è una nuova querela depositata ai carabinieri della stazione di Cento, nella quale si chiede di indagare su nuovi reati. Il secondo è un’istanza di riapertura dell’inchiesta. «All’origine della morte di Nicole – tuona il legale – c’è una serie di comportamenti a nostro avviso sbagliati. Quello che non si doveva fare è stato fatto e quello che si doveva fare non è stato fatto».

"ARCHIVIATE". Sono le 6 dell’11 agosto del 2016 quando il cuoricino di Nicole, ancora nel grembo materno, cessa di battere. La procura apre un’inchiesta e indaga quindici tra medici e sanitari che negli ultimi giorni si sono occupati della madre. A settembre di quest’anno, il pubblico ministero Ombretta Volta chiede e ottiene l’archiviazione. Stando a quanto emerso dalla consulenza medico legale, non sarebbe scientificamente dimostrabile il nesso causale tra la morte della piccina e la condotta degli indagati. Per i genitori è una decisione «troppo frettolosa». Scatta così una nuova denuncia.

NUOVE ACCUSE. Nell’ultima querela compaiono i nomi di cinque sanitari. I reati per i quali si chiede di procedere sono falso in atto pubblico e privato, favoreggiamento, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, depistaggio aggravato e ostacolo alle indagini. Il primo rebus che i familiari vogliono risolvere è quello del cordone ombelicale. Al momento del parto il funicolo era infatti di 60 centimetri. Dalla relazione medico legale, spiega l’avvocato Rossi, si scopre che ne mancano trenta centimetri. «Viene da chiedersi – osserva il difensore – perché sia scomparso e dove sia finito. Chi ha indotto il parto sapeva forse che, senza quella parte di cordone, sarebbe stato impossibile risalire alle cause della morte di Nicole?».

"CARTE FALSE". Dall’analisi della cartella clinica della mamma, secondo genitori e avvocato, trapelerebbero almeno tre anomalie. Primo, la "falsificazione" di una firma per il consenso informato all’analgesia. Secondo, dalle carte emergerebbe la decisione di eseguire una Moxa (una pratica per spostare il bambino che non si trova nella giusta posizione per il parto). Una manovra della quale però non sarebbe stato registrato l’esito. Terzo, in un passaggio si parla di una visita che sarebbe stata effettuata dopo aver avvisato il medico di guardia. Il diretto interessato avrebbe però dichiarato a verbale di non aver mai autorizzato la procedura. Coni d’ombra sui quali una famiglia sconvolta chiede (nuovamente) di fare luce.