"Ben venga il vessillo della Brigata Ebraica alla festa del 25 aprile"

Caro Carlino,

ho letto con estremo interesse l’intervista a Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica a Milano. E saluto con vivo piacere la presenza del vessillo di tale unità militare a Ferrara, in occasione del 25 aprile. Sono rimasto colpito da una frase, forse non “politically correct” ma meritevole di attenzione, pronunciata dallo stesso Romano, secondo cui l’antifascismo, di per sè, non è sinonimo di democrazia. Dice infatti Romano che “dietro l’antifascismo ci sono anche stalinisti, simpatizzanti delle dittature cubane, russe...”. Credo che abbia ragione. L’antifascismo è condizione necessaria ma non sufficiente per considerarsi militanti della democrazia e della libertà. Se l’antifascismo serve (come servì) a coprire la verità sulle fosse di Katyn o copre l’indegno comunicato dell’Anpi sulla strage di Bucha (che secondo Flores d’Arcais “è osceno e infanga i valori della Resistenza”), penso proprio che di un simile antifascismo (o pseudo-antifascismo) possiamo anche fare a meno. Non dimentichiamo, a proposito di Stalin e stalinisti, il patto Molotov-Ribbentrop che permise all’Urss di aggredire la Finlandia , poi la Polonia in accordo con Hitler, invadendo Lituania, Estonia e Lettonia. Chi, in nome dell’antifascismo, ha cercato di imporre un totalitarismo di segno diverso (o lo difende ancor oggi) non merita di essere considerato un difensore dI libertà e democrazia.

Bruno Cavalieri

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UNA VIA A GINO STRADA?

CHE DELUSIONE

Caro Carlino,

leggo con vivo disappunto che l’attuale giunta, nella persona dell’assessore Gulinelli, ha deciso di intitolare una via a Gino Strada. Gluinelli e sodali facciano ciò che vogliono, ma di sicuro non avranno il mio voto alle prossime elezioni. Con tanti ferraresi che attendono l’intitolazione di una via e dopo che in passato la commissione toponomastica ha detto che di vie da intitolare, al momento, non ce n’erano più,si trova il modo di intitolare una via o una piazza (dove poi?) a un personaggio che, dopo essere stato il vice-responsabile dei gentiluomini che costituivano il servizio d’ordine del Movimento Studentesco milanese ( i famigerati “katanghesi”) , definì pure una “barbarie” l’intervento della Nato (e dell’Italia) in Afghanistan. Avrei capito, al limite, l’intitolazione di una struttura sanitaria ma una consacrazione pubblica con una via o una piazza proprio no. L’attuale giunta, sul piano culturale, somiglia sempre più “sinistramente” a quella precedente.

Mauro Marchetti