Ferrara, svolta sul caso Bergamini. "E' stato ucciso"

Riaperta l'inchiesta sulla morte del calciatore, inizialmente archiviata come suicidio. Ma la famiglia non ci ha mai creduto. Il corpo verrà riesumato

Domizio Bergamini bacia la foto del figlio Denis (foto Businesspress)

Domizio Bergamini bacia la foto del figlio Denis (foto Businesspress)

Ferrara, 27 aprile 2017 - Si riapre il caso del calciatore ferrarese Denis Bergamini. «Procederemo con la riesumazione del cadavere di Bergamini perché vogliamo approfondire con le tecniche di cui oggi si dispone tutti i possibili aspetti di quello che non è un suicidio, non è ipotizzabile come un suicidio», ha detto il Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla, in un’intervista a RaiSport, annunciando appunto che è stata riaperta l’inchiesta sulla morte del calciatore del Cosenza il 18 novembre del 1989 ed il cui decesso è stato sempre attribuito a suicidio.

Secondo quanto è emerso dalla prima inchiesta, Bergamini si sarebbe suicidato facendosi travolgere da un camion. Due informazioni di garanzia sono state notificate all’ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, ed a Raffaele Pisano, conducente del camion che investì il calciatore.

«Il corpo di mio fratello parlava – commenta la sorella Donata Bergamini – ma non si è voluto andare fino in fondo. Ero fiduciosa che si potesse aprire uno spiraglio e la riapertura del caso, oggi è arrivata finalmente la notizia tanto attesa: si riapre tutto». E alla domanda, se questa è l’occasione della svolta, risponde: «Secondo me sì. Dopo l’archiviazione di due anni fa non ci credeva più nessuno. E’ stato possibile arrivare a questo risultato grazie alla tenacia e al talento del mio avvocato Fabio Anselmo. Di corpi se ne intende (il riferimento è a quello di Stefano Cucchi, morto di botte in carcere, altro successo professionale di Anselmo, con il processo ancora in corso, ndr). Ha imboccato la strada giusta, che poi era l’unica possibile».

Alla domanda sul perché Bergamini sarebbe stato ucciso, Facciola risponde che emerge «un mix di questioni sentimentali e di questioni legate ad altre tematiche. Il discorso droga è presente fin dai primi atti dell’indagine. La storia giudiziaria più o meno recente ci consegna Padovano (Michele, anch’egli giocatore del Cosenza, ndr), come un amico stretto di Bergamini. I due erano molto legati e avevano una conoscenza di rapporti e di situazioni diversa da quella di altri».

Bergamini era entrato in un giro di droga dal quale voleva uscire? È ipotizzabile? «Le variabili ipotizzabili - ha risposto il procuratore - possono essere tante. Sembrerebbe una vicenda chiusa in un rapporto tra pochi soggetti che evidentemente hanno goduto di protezione. E’ stata creata una cortina fumogena per evitare che venisse fuori la verità». E su un possibile coinvolgimento della mafia, dice: «Può essere».

Il procuratore, inoltre, ha raccontato due episodi: «Il giorno del funerale sul pullman del Cosenza c’era la fidanzata di Bergamini con una busta che conteneva i vestiti del calciatore. Questa busta se la passarono, per un fatto affettivo, i calciatori. Poi però sparì. Gli abiti di Bergamini, infatti, non ci sono più. Subito dopo il funerale, Padovano accompagnò la fidanzata di Bergamini a casa, fu invitato a salire con insistenza. Lui andò sopra e si trovò di fronte a una festa. C’erano delle paste. Il giorno del funerale, quindi, stavano festeggiando? È un omicidio in concorso».

La riesumazione dei resti di Bergamini verrà effettuata il 2 maggio in provincia di Ferrara. Il calciatore aveva 27 anni.